giovedì 24 marzo 2011

Bambina, non sei tu.

Incomprensioni. Sospetti velenigeni e sangue troppo liquido. Mi riecheggia incessantamente quella sensazione di sconforto non appena viene a mancare l'indispensabile alla mia sopravvivenza.
Alla Mia, sì, alla mia sola sopravvivenza.
Vorresti ricevere dosi di solidarietà e rispetto per le problematiche nelle quali anneghi.
Vorresti silenzio quando gli stessi problemi tagliano l'aria e bloccano il respiro.
Vorresti scrollarti dalle mani l'acqua in abbondanza come dopo un lavaggio energico.
Vorresti concentrarti su un problema alla volta e non affrontarli in coppia da sei.
Ho la colpa di non voler mollare i sentimenti. Di non riuscire a bloccare in un tempo passato.
Ho la colpa di non mostrare comprensione in circostanze che la vorrebbero far giocare con la maglia da titolare.
Tacciata di individualismo, scocchi frecce che colpiscono proprio i miei punti deboli.
Io, che preferirei soffrire torture corporali anzichè cedere all' obbligo di raccontarmi, di ammettere il dolore e lo sfinimento del mio dentro.
Io, che sopporto il mio peso sulle sole dita di una mano pur di non lasciar andare la sabbia e la terra.
Addomestico e metto in posa il mio viso. Desiderio di carezza e mano calda.
Non accetto di svanire, non sopporto di perdere quel legame avvolto da luci e nastri di seta.
Mi annienta il non far parte del tuo mondo, dei tuoi pensieri.
Profumo di morte e volteggio da cadavere.
Gli spigoli non permettono l'incastro perfetto, ed ora appariamo come due metà diverse senza nulla in comune.
Come dimostrare di capire senza annientarsi.
Come riuscire a chiedere senza apparire indiscreta.
Come sapere cosa accade senza metterci le mani dentro.
Come evitare di posizionare un podio senza avvertire quel senso di distacco.
Competere da sola.
Non avverto la presenza e sento di non arrivare.
Sono caduta. Ho le ginocchia rotte, e sto contando a goccia i liquidi che fuoriescono.
Bambina tu non sei per lui. Bambina, non sei tu.





















lunedì 14 marzo 2011

Non per mie mani

La difficoltà si esprime persino qui.
In questo spazio a noi dedicato, dove non trovo più la giusta dimensione.
Fra un botta e risposta sottoscritti come manifesti di un partito, credo si sia perso il senso, l'essenza e la poesia che apparteneva a questo territorio extra sensoriale.
Diventa impossibile raccontare, perchè il vissuto che prima travolgeva, ora si è arrestato .
Si potrebbe narrare,ma è stato già fatto.
Si potrebbe confessare, ma anche questo è stato fatto.
Allora si potrebbero disegnare le speranze, ma come delinearle senza lapis fra le mani.
Razionalizzare per trasferire nell'altro serenità e quiete.
Sfiorare i pensieri con mani ferme, e proiettare le immagini del cuore su pareti imbrattate di ogni colore, tranne il rubino.
Rifletto sulle tue dottrine, sulle regole e le tue preoccupazioni.
Ora penso che il tuo cuore sia talmente grande da poter amare tutti coloro che passano dalle tue parti; che i sentimenti del tempo passato, bloccati per forza maggiore, ancora vivono dentre te.
Ora penso che il tuo cuore sia grande e maledettamente intelligente, e che sappia riconoscere cosa AMARE e come farlo. Cosa amare e come farlo.
Poi mi scrollo questa scienza di dosso per lasciarmi andare alla confusione, alla tristezza e alla mia inabilità.
Trasformare quel che c'è in pece maleodorante.
Abbattere i propri bisogni per assecondare la natura delle cose.
Fare giri larghi per evitare contatti.
Non posso. Non voglio. Non è possibile.
Sono seduta accanto al mio amore in fin di vita. Lo soccorro ed invento terapie, mi procuro farmaci e non sposto le mani dalla presa.
Resto vicino tentando di salvarlo. Ma lui vuole morire.
E lo farà lo so. Ma non per mie mani.
Mai.