lunedì 26 dicembre 2011

Natale

Vorrei riuscire a mettere in ordine i cassetti, chiuderli sapendo che dentro è tutto piegato. Vorrei i capi appesi alla gruccia uno accanto all'altro come soldatini, con l'anta chiusa senza fare alcuno sforzo, e non doverla spingere per evitare crolli di abiti... non trovare incastrato un lembo di un maglione fra armadio e cassetto . Si, vorrei che fosse cosi il mio Interno.
La volontà ripete lo scontro con la realtà. E nulla è in ordine, se non, il vecchio disordine.
Fra luci ad intermittenza, carte colorate e fiocchi vaganti, l'aria è pesante, e del Natale sento solo il nome. Vorrei raccontare di animi allegri e leggeri, ma nei fatti è tutto il contrario.
Ti immagino seduto accanto ad un albero senza addobbi, luci sparse quà e là, parecchie bruciate e solo un paio salve; alla tua destra la carta di un regalo scartato, a sinistra, il regalo. La confezione strappata con violenza, non per curiosità, ma per rabbia. Come addentato da un Orso.
La scatola, è vuota, il contenuto lanciato lontano. Nella stanza delle preparazioni, qualcuno armeggia con pentole e forchette, il tuo sifone per la spuma, e la fidanzata sdraiata accanto a te, muso lungo sul pavimento e codina in movimento.
Un Natale pesante per questi cuori fragili. Cuori incartati con cura dentro scatole con la dicitura "frangibile".
E' come se avessi una ferita sempre aperta, come se, la pelle non riuscisse a ricrescere.
Ogni pensiero, emozione, azione......tutto ha dentro te. Le rotelle.....
Nella mia lettera a Babbo Natale, ho avanzato poche richieste.
Chissà se guardiamo lo stesso cielo, e se per un attimo hai sentito la mancanza.
Per me l'attimo non passa, e la mancanza di te è una grande compagna di vita.
Ti guardo da dietro queste sbarre, mi concentro per sentire l'odore di te misto al puzzo di selvaggio. Ti sento delicato, friabile e cagionevole. Frantumato e incerottato. Mimetizzato fra le maschere della valigetta.
Penso a te, e nessuno pensa a me. Non è una novità.
Edonè sei morta. Non attendere il pensiero, non arriverà. Stringi le mani al tuo collo e Partecipa al tuo stesso funerale.



giovedì 15 dicembre 2011

Prince Of Wales




Impettito nel tuo completo.
Camicia inamidata.
Pochette affacciata sul mondo.
Mocassini proiettati sul suolo.
Profumo diverso su collo familiare.
Un cravattino fantastico.
I capelli dal taglio recente.
Perfezione Unica
Un principe dentro un Principe di Galles.
Bello e più bello.
Distante, lontano, seppure vicino.

Un colore ad unirci come spesso accadeva.
Mi manchi.

giovedì 8 dicembre 2011

Puzzare in Compagnia.

Viva.
Nel silenzio della mia stanza, fa rumore il pensiero di te. Occhi spalancati, naso chiuso e vene vibranti. Campovolo corre passando dalle orecchie fino ai piedi. Sentito e risentito per paura di sbagliare, ma poi contenta di aver udito bene di una fune sottile. Eh sì, il Mio Funambolo.. Chi nasce sulla fune, sulla fune continuerà a far strada.Quella che non sei .Il tempo trascorre ma le giornate non migliorano. Come lanciata da una macchina in corsa, è questa la sensazione. Ogni tanto si sorride, ma niente a che vedere con una vera risata. Mi chiedo se ho ancora le gengive.
Certe Notti
Alterno momenti di panico con altri di insofferenza. Alcune volte Vorrei tirar via la pelle e liberami da ogni corazza, altre, vorrei compattarla e non avvertire quella sensazione di espolosione. Colonna sonora di ognuno di questi momenti, un pensiero.
Tra palco e realtà,Buonanotte all'Italia.Modificare le abitudini. Cambiare modus. Nessuno potrà affacciarsi di quà. Nessuno avrà i miei occhi per guardare fuori, non farò da filtro fra reale ed irreale, niente nettare di vita nè attimi di follia.
Quando canterai la tua canzone. La regola è chiudere le porte, tripla mandata e chiave fusa nel sangue. Vadoavanti AcheoraèlafinedelMondo,PiccolaStellaSenzCielo,SullaMiastrada,UrlandocontroIlcielo,Il pesodellaValigia.
Non si dorme.
Tu che fai? dormi coi tuoi pensieri, con i dubbi. Abbracci un cuscino o i tuoi sogni. Tieni stretta la mano accanto o accarezzi i sogni. Mi è tornato in mente il divano e quel tuo pigiamino orrendo.
Sto girando attorno a quello che vorrei veramente scrivere. Sarà che puzzo di febbre.
Sarà che non vedo i tastini. IlMeglioDeveAncoraVenire.
Fra poco sarà il mio compleanno. E lo so che non te ne frega niente. Non importa neanche a me veramente. Mi scoppia la testa. Non sto ragionando in questo momento.Tacabanda. Devo riuscire a dormire. Finisco con OraeAllora e M'abituerò riascoltata a ripetizione.sono le 06.00. Grazie Liga per la compagnia.

giovedì 24 novembre 2011

Diritti d'Autore

Se potessi averti di fronte, in uno spazio solo mio, mi piacerebbe parlarti.
Mi piacerebbe farlo, depurati entrambi dalle parole sentite e raccontate, dall'amarezza e dalla delusione, da rabbia e pregiudizi, da preconcetti e "verità preconfezionate",insomma nudi. Predisposti all'ascolto l'uno dell'altro.
Oggi comprendo le parole fra le righe, e le accuse prima celate e dopo svelate.
Oggi più che mai sono convinta e certa, delle mani che hanno mosso le fila.
Ho errato nelle valutazioni. Ho sbagliato nella distribuzione della fiducia, adesso lo so.
Mi rimprovero di aver condiviso stati d'animo con un mostro, ma capita a tanti in questo mondo, lo hai fatto anche tu.
Mi rimprovero di non aver capito che l'invidia, è un avversario pericolosissimo, che striscia e si insinua da sotto, scava e riempie di bava il suo percorso, scrive sceneggiature e cambia le regole, piange con te e se la ride alle tue spalle, raccoglie la semina altrui e ti accarezza con mani di spine.
Se ti avessi davanti, sono certa combatterei con due me; quella tremante e quella ribelle.
Non avere un confronto ha rafforzato le proprie convinzioni. Il dolore negli occhi ha accecato.
Rinunciare alla realtà per uno spazio di mondo, non ha dato prova o certezza della mia attendibilità, anzi è stato usato come spiegazione di vendetta.
Di fronte all'olio nero che si allargava, ogni dubbio è divenuto certezza, e la persona ha perso ogni valore, ogni immensità.
Mi chiedo quale siano oggi le tue paure. Mi chiedo la canzone che ti tiene compagnia. Se la notte dormi e il giorno vivi.
Mi domando se una parte di cuore si è risanata, se l'abitudine ha ripreso a correre,
se quella piccola ti corre incontro e ti da forza.
Mi chiedo quanto detesti e odi.
Mi chiedo se hai compreso.
Quante domande. Nessuna risposta.
Se tutto torna, se tutto gira, come si dice, io attendo che arrivi il mio turno.
La pazienza non mi è mai appartenuta, ma faccio uno sforzo.
Aspetto che giunga anche fra mille giorni, il momento in cui le nubi spariranno e tu, MioAmoreMio vedrai che il male non sono io.
Vado in giro portadomi dietro tutto tranne una parte di me: quella va in giro per conto suo.

mercoledì 23 novembre 2011

Voce



Una voce lungo un filo.
Corre da un capo all'altro insinuandosi nell' orecchio e giungendo al mio interno.
Quell'udire a me caro.
Quel sentire prezioso.
Parole come note. Poco importa quale sia l'oggetto del parlare, la voce diviene musica.
Un megafono nel profondo e la festa dentro il corpo.
Tutto si muove, si agita, il cuore impazza e la voce, la mia voce, si strozza.
Basta cosi poco per svegliare dal torpore.
Che poi in realtà poco non è. Quel sentire è prezioso come il resto, come ogni parte di te.
E' come quando stringi forte un braccio, e si imprime un segno rosso.
Ecco, dopo le nuove sgradevoli, sei arrivatu tu, inaspettato. La tua voce, dentro me, e quel miscuglio si sensazioni. Ora dentro è tutto rosso, vene vive e carni accese, mentre fuori resta buio e le mani non si muovono.

Poche ma buone

Senza mezze misure, senza termometri a calcolare la temperature, un concetto semplice ed una affermazione sacra : mi viene il vomito.

mercoledì 16 novembre 2011

Rintocchi

Mi fisso dritta negli occhi e riconosco il cangiante. Trovo i colori leggermente sbiaditi ma la profondità di sempre. Ritrovo venature e contorni.
In questo tempo che mi ha vista stretta a me ed aggrappata alle mie fantasie, ogni cosa ha preso posto.
Come reduce da un trasloco. Gli oggetti tornano alle vecchie posizioni, le persone alle vecchie dimensioni, ed io............io, resto l'unica senza collocazione. Spallucce.
Ho ripiegato l'amarezza e la delusione su sè stesse, ho soffiato via la voglia di rivalsa . Ho visto riemergere le emozioni, i battiti. Ma ad ogni battito corrispondono due rintocchi, uno al cuore, uno all'anima. Il cuore lo incassa avvolgendolo delicatamente, l'anima lo assorbe e brucia dal dolore. Spallucce.
Trascurare i dettagli in attesa di lenti potenti tramite le quali scorgere minuzie.
Apparire, sopravvivere, ascoltare e poi guardare.
Ripensare al vissuto e vederci chiaro.
Chiari i sintomi, chiara la malattia.
Mura di cinta proteggono castelli di cartone. Puntate contro il mondo le vecchie lance dalla punta di zucchero avvelenata.
Oltre le mura distese abbandonate e nuvole distratte dal loro cielo.
Alla porta, proprio davanti, una corda attorcigliata come fosse un cerchio per leoni; un ombrellino chiuso, calze a righe ben piegate. Piume sparpagliate come strappate da un forte vento.
Nell'archivio delle immagini, chiudo gli occhi e scorro col dito fino al suo arrestarsi volontario. Mi domando come possa fermarsi il mondo e ricominciare ignorando il suo passo precedente. Mi tiro su, piede destro indietro, inchino.
Vorrei nutrirmi ma digiuno. Vorrei capire ma abbandono.
Vorrei sapere ma non posso chiedere. Vorrei sentire ma non parli.
Dimenticare è la regola. Ma tu sei l'eccezione, e allora guardo mentre ti accovacci dietro un vetro in attesa di via libera. Come se l'altezza non fosse abbastanza protettiva. Come se potessi raggiungerti dalla mia scheggia di metallo nero. Come se mi vedessi ancora. Ma non puoi vedermi, perchè ai tuoi occhi sono invisibile.










mercoledì 2 novembre 2011

Felice di

Felice di vederti salire le scale con il capo spalla di lana cotta color castagna e la fronte lucida.
Felice di vederti dentro la macchinina fragola col secondo capo spalla in pelle della stessa famiglia delle castagne.
Felice di vederti a seguito la famiglia .
Felice di sapere l'impegno nel lavoro, nel ricompattare gli impasti delle stesse ricette ma con ingredienti nuovi.
Felice di immaginare una sigaretta accesa col mio accendino.
Felice di ripensarmi dentro un taschino.
Felice di credermi apparecchio tecnologico dentro una borsa lavoro, o sotto il braccio.
Felice di leggere sul mio Ipod la scritta Sci.Mia.
Felice del dolore al braccio destro e delle mie impossibili posizioni.
Felice di guardare quei calzini millerighe dal colore Pavone.
Felice di sentire dire "rotella" e ridere nel pianto.
Felice di vederti bello e più bello.
Felice di trovare gli stessi dettagli venuti fuori per me.
Felice di abbracciarti nei mie sogni.
Felice di sentire quella sensazione che parte da dentro e che mi trascina, mi sprofonda, mi sbatte contro un muro e mi fa male.
Felice di averti aperto le mie porte.
Felicità che dura il tempo di un sospiro malato, bagnato dal sudore del sacrificio e asciugato dai respiri di quello stesso tempo.

martedì 18 ottobre 2011

..Come una scheggia

Dodici mesi come una vita.
Respingo a mani larghe i nuovi tempi, rievoco quel 18 della scorsa annata.
Io, in divisa sportiva, tu come il Fonzie moderno con quel tocco Etrò.
"Devo andare, devo comprare una cosa......." ma cosa , cosa, cosa............."Vado dove mi porta il cuore........".
In quell'area circoscritta fra la porta e lo scrittoio, tra il vero ed il verosimile, fra il reale e l'irreale.
Oggi come tempo fa. Alternanza di giorni con gli stessi nomi, con uguali numeri ma consistenze diverse.
Gocce scendono come in una corsa affannosa lungo la coda del Pavone.
Un forte odore, bestiale, brutale, crudele. Lande deserte, desolate.
Sul palmo uno scrigno saccheggiato. Sul cuore, polvere di stelle.
Stelle che accompagnano come fossero mezzi.
Destinazione riposo, fermate alternate. Pavimenti di cristallo e calzature chiodate.
Il raccolto andato a male, le piogge acide. Occhi sfuggenti, occhi iniettati di sangue.
Al di là di questo schermo una visione, come una scheggia.
Corre veloce quel manto bruno.
Quell'Orso ,lo riconosco. Ganasce sbarrate e bava maleodorante.
Mi guarda e non sosta oltre. Appesantito e ferito, trascina tutto quanto sè verso un morbido giaciglio.
Accanto a lui, una bambina. E' piccola, fragile, e dello stesso colore di Orso.
Si tengono per mano. Lei gli trasferisce la forza, la spinta, l'appiglio alla vita.
Occhi grandi in un viso piccino. Manine minuscole fra pelle e peli.
Fra loro, l'intesa è tangibile, i sentimenti ricambiati.
La Meraviglia dell'innocenza, la forza della sofferenza.
Respiro affannato lui, visino sognante lei.
Brava piccina, sostieni il tuo Orso e Amalo anche per me.

mercoledì 12 ottobre 2011

Torni dentro e corri fuori

Lego nastri ai polsi e lascio che il sangue arresti il suo fluire.
Rare apparizioni di energia. Movimenti lenti, movimenti rallentati.
Nella mente il palcoscenico soregge i ricordi, nella realtà solo spazio a rovine.
Percezione di uno spazio ridotto.
Parole come coriandoli, restano in volo finchè a spingerli è anche solo un alito di vento.
Volare in alto, e atterrare col viso su distese infinite di tarassaco e spine.
Annodo i pensieri e slego le illusioni. Farnetico ed ipotizzo.
Amo e odio.
Urlo al vento il tuo nome, una, dieci, cento volte. Torna indietro solo l'eco e non il nome.
Braccia lunghe vanno incontro alla distanza.
Sfoglio le istruzioni e mi fermo alla regola n. 5.
Dondolo e tremo. Spallucce ed inchino. Rabbia e Attrazione. Severità e dolcezza.
Fumi ed essenze, gelsomini appassiti e pepe sulle labbra.
Percorro un corridoio illuminato, accelero il passo. Mi ritrovo alle tue spalle, ti stringo la mano e conduco.
Vaghiamo in senso unico sparpagliando le tracce.
Acido che scioglie la ghiaccia del cuore per impedimento di quel precesso a favore del contenitore.
Rapporti civili, rapporti estranei.
Nessuna risposta, nessun pensiero.
Negazione dell'esistenza e della sola appartenenza.
Pulizie e cambio stagione. Equilibri in via di stabilizzazione e processi di rinnovamento.
E tu, piccola nel tuo divano, osservi quel tubo nero, tutto storto e pieno di intezioni.
Sorridi al perchè della sua malformazione. Lasci andare il capo indietro, torni dentro, e corri fuori.





mercoledì 28 settembre 2011

Una stretta di Mano

Il calendario ricorda appuntamenti fissati dal mondo. La certezza di un incontro e il fastidio di viverlo. Di viverlo come l'immaginario lo aveva raccontato.
Il suono meccanico di un telefono, la folla e la confusione mentale. Orecchio attento ed occhio vigile. Come volevasi dimostrare. Eccoci.
Una stretta di mano. Il saluto della cortesia. Il cenno che racconta educazione ed urla indifferenza. Il tempo si arresta per pochi secondi, attimi di autorizzazione per i cattivi pensieri della plebe.
Ogni intenzione viene arrestata, ogni sensazione smorzata.
Discorsi seri intrecciati a concetti di altrui manifattura.

Un "Genovese" e persino un proverbio Africano.
Uno specchio che tradisce le mie spalle.
Sguardi evitati, sguardi assetati.
Vaghi nel tempo e nello spazio con quell'aria disarmante.
Ti accompagni ai moschettieri.
Neanche un dubbio, nessuna remora a fare merenda con il tuo Giuda fra i compagni.
Frugare fra i silenzi per fare spazio alla carne. I rumori attutiti dal vuoto e le arterie pulsanti strette fra le mani. Frequentazioni ordinarie di fantasmi plasmati a nostra immagine. Frequentazioni straordinarie di Umanoidi privi di essenza.
L'essenza.......profumo di noi dentro narici altrui. Particelle miscelate per rivivere all'interno di qualcuno che non è il nostro interno.
Mi allontano da una irreale scena.
Mi abbanodomo a quel sorriso bianco e stupendo, estasi ed abisso. E' ora di andare.

giovedì 15 settembre 2011

Reperti

Un'occhiata al cuore ricavato dal pacchetto di gomme.
Una'altra al pacchetto delle Marlboro Gold Touch.
Un Pensiero all'accendino.
Guardare in foto, e perdersi nei tuoi occhi bellissimi.
Sorridere al mio naso screpolato, al mio vestire castagna.
Orecchio attento a percepire il tuo nome, cuore palpitatante ed eco in cornetta.
Oggi il respiro è corto. Il torpore è invadente, il sangue marcio.
Nelle ricerca del mio esistere, la risposta alla mia nascita.
Ricercarti fra le gente ed accorgersi che nulla v'è.
La certezza di un vuoto nero e la consapevolezza che nessun'altro è Te.

martedì 13 settembre 2011

Ladri

Vado alla ricerca del respiro più profondo per sentirmi attraversare ancora una volta dall'aria.
L'atmosfera è calda, l'equilirio inaffidabile.
Svenimenti, vertigini e motivetti fra i pensieri. Passeggio nella mia mente a braccetto con me stessa.Ti ritrovo la notte, nei miei sogni, e il giorno, in ogni come..dove...
Come se delle ganasce violente avessero afferrato angoli di me, e tirato forte fino a strappare.
Mi ritrovo ad osservare ciò che di me rimane, e a passare la mano nel grande foro.
Riesco a vedere da un lato all'altro, senza neanche voltarmi.
Seduta sul familiare rosso, dimezzo le misure e mi perdo fra le trame.
Il tuo viso scuro e ormai rotondo, il profumo e le mani delicate.
Vorrei stringerti e sentirti. Vorrei i famosi minuti che per te non servivano a niente.
Una fine risaputa, inaspettata e assurda nei modi.
Ladri di tempo, Ladri di sentimenti. Ladri di pensieri.
Derubata del mio Spettacolo.
Si paga il doppio ad ogni giro.
Nell'attesa del grande giorno, tengo la mano in una tasca e le chiavi nell'altra.
Sono lucide e trattenute da un cerchietto spinato.
La cella è aperta, ed io lì accanto, attendo il mio ladro.

venerdì 9 settembre 2011

Oceano Mare

"Non è che la vita vada come tu te la immagini. Fa la sua strada. E tu la tua. Io non è che volevo essere felice, questo no. Volevo... salvarmi, ecco: salvarmi. Ma ho capito tardi da che parte bisognava andare: dalla parte dei desideri. Uno si aspetta che siano altre cose a salvare la gente: il dovere, l'onestà, essere buoni, essere giusti. No. Sono i desideri che salvano. Sono l'unica cosa vera. Tu stai con loro, e ti salverai. Però troppo tardi l'ho capito. Se le dai tempo, alla vita, lei si rigira in un modo strano, inesorabile: e tu ti accorgi che a quel punto non puoi desiderare qualcosa senza farti del male. È lì che salta tutto, non c'è verso di scappare, più ti agiti più si ingarbuglia la rete, più ti ribelli più ti ferisci. Non se ne esce. Quando era troppo tardi, io ho iniziato a desiderare. Con tutta la forza che avevo. Mi sono fatta tanto di quel male che tu non puoi nemmeno immaginare"

giovedì 8 settembre 2011

Oggi

Lo stomaco subisce il battito ed i tamburi.
Tramonti ed albe a susseguirsi, ma nel sangue, la solita liquidità non ossigenata.
Sognare un mondo dentro una cassettiera e trovarci la sola desolazione.
Nessuna traccia di nastri e confenzioni, spedizione in blocco in un cesto nero . Non da meno L'Acronimo.
Come la sabbia all'interno di una clessidra, anche il mondo si è capovolto. Comincia da zero, riparte per giungere alla fine di sè e tornare.
Non rimane un dolce ricordo, non sopravvive un alito di sentimento.
Ognuno rilegge la Moleskine della propria vita sottolinenandone le parti salienti.
Un confronto impossibile.
Un tempo inutile in un mondo capovolto.
Un borsone, una bottiglia, una canzone e mille parole.
Quel modo tutto tuo di indossare la tshirt nera.
I calzini arrotolati l'uno dentro l'altro.
Le sigarette rubate.
Il mio Dandy. Il MioAmoreMio con il suo musino Magnum.
Oggi i ricordi fanno rumore più del solito, come se oltre dentro me qualcosa fosse esistito. Ma non è così.
Oggi si rincorre il divenuto, sì, oggi.




mercoledì 31 agosto 2011

C.203

Riecheggi nel mio sangue ed in ogni sorso di rubino buttato giù. Rivivi nelle situazioni, nei discorsi e nel vissuto, ed è nel momento in cui mi viene data la chiave della camera n. 203, che quello stesso sangue mi si gela.
Assurdo e perfido questo fato. Mi sbatte in faccia quel numero, in una città vicina, e in un momento lontano.
Il solletico ad uno orecchio, ed il numero tre in consegna immediata.
Mi manchi da morire, mi manchi in ogni istante, mi manchi e basta.

giovedì 25 agosto 2011

Ciao

Sono entrata in quella stanza che è stata il mio piccolo ed immenso mondo. Seduta sul morbido rosso. Nessun raggio di luce a farmi compagnia, solo i miei ricordi e le mie emozioni.
Non mi impegno a trattenere a nulla, faccio i conti con me e con i ricordi assordanti.
Stella di mare, in sottofondo.
Sul viso, colori mischiati al singulto, e la bocca a te un tempo cara, emette suoni disperati.
La disperazione bussa da dentro. Sento salirla dallo stomaco alla gola, agli occhi.
Tutto qui dentro ha la tua impronta. Il tuo profumo.
Ho tirato fuori il materassino.
Ho guardato le bottiglie.
Ho letto.
Ho rivisto
Giro lo sguardo fuori ed immagino di vedere l'auto al solito numero 2.
Ogni cosa mi parla di te. Mi racconta di emozioni.
Le farfalle ed un occhio di renna.
Sono distrutta. Sono spezzata.
Sono esanime e a corto d'aria.
I miei occhi non vedono aldilà delle proprie lacrime.
Mi faccio piccola e mi incastro in questo piccolo spazio di universo. Voglio rimanere in questo mondo, e salutare ciò che fuori non mi appartiene.




martedì 23 agosto 2011

Vaga.

Occhi stanchi e gelo nelle vene.
Respiro aria malsana da polmoni crivellati.
Nell'esatta metà fra il dispiacere e il disprezzo, trovo il sentimento, quello puro.
Lo spettacolo è giunto al termine.
Ogni artista ripiega il proprio costume. Piume, paillettes e sfere di cristallo.
I vizi raccolti in un fazzoletto e riposti fra gli altri preziosi, nella valigetta i famosi sguardi e le facce migliori.
Scie di stelle e bagliori infiniti tracciano la strada.
Seguire quel luccichio ed abbandonare il suolo. Innalzare corpo e mente fra candori e colori, fra calore e profumi, fra anime gentili e anime stupite.
Il tumulto nel cuore e l'arresto del suo galoppare.
Destriero alato conducente e convinto del suo percorso.
L'apparenza e la sostanza fanno a botte con l'essenza.
Questo viso non sorride. Racconta di un dolore e di un esito sbagliato.
Un mondo capovolto.
Un Universo stanco.
Falsi buoni e veri cattivi, tutti a braccio con gli inganni.
Un documentario sulla libertà, uno spot sull'intraprendenza. Una corda a cui aggrapparsi giusto il tempo di guardare fuori.
Un'occhiata al reale e poi dritti dritti dentro.
Abbandona ogni pensiero e lascia andare l'irreale. Monta sul tuo destriero e vaga piccola. Vaga.



sabato 13 agosto 2011

Da lassù..

Ricordo come fosse ieri quando portasti quella rivista.
La portasti per darmi modo di vivere il tuo vissuto.
Ricordo altrettanto bene, il 13 agosto dello scorso anno, quando ti trovavi in vacanza ed io andai ad assistere all'appostazione di quella targa, in quella strada, mettendo i miei occhi a tua disposizione, per vedere tramite me, per assistere tramite le mie emozioni.
Lo immagino abbracciato al padre guardare dall'alto e sorridere per la felicità di essere stretti stretti, e piangere per non poter stringere anche gli altri, quegli altri che da quaggiù piangono la loro assenza.
Il suo ricordo, e il suo esistere è sempre presente, ma Nella confusione e fra i tanti dolori,sono certa che oggi questo pensiero busserà alla tua porta, prepotente. Il pensiero per il tuo Amico, per il tuo Biondo e il suo Papà. La rabbia per l'irrisolto e la tristezza per la mancanza. Ti passerà davanti gli occhi quella giornata, la telefonata,il televideo,gli amici, le interviste, l'associazione e le ingiustizie.
E' davvero strano sentirsi legati a qualcuno che non hai mai conosciuto se non per i racconti degli altri e per le parole scritte. Sì, è strano, ma non impossibile.
Mi piace pensare che domani la forza di quall'abbraccio dia un segno a coloro che li hanno amati, che li amano, e mi piace ancor di più pensare, che quel calore possa arrivare anche a te.
Un numero familiare come ormai è diventato questo triste anniversario.
Alla morte non si ride in faccia, e c'è chi non lo fa neanche alla vita.




venerdì 12 agosto 2011

Sintesi

Le fave.
Vino Rosè.
Il Fragolino.
Il coniglio, a seconda del periodo, il capretto.
"Lei beve frizzante".
Gianni Morandi.
Pippo Gianni.
Lucy.















































giovedì 4 agosto 2011

Non se ne esce

Non se ne esce. Non se ne esce.
Ricevute di ritorno di lettere mai inviate.
Curiosità morbosa. Interesse ingiustificato verso l'intimo.
E' la cima che tracolla.
E' l'insospettato che infierisce.
Timorosa e sfiduciata, ho lo stomaco aperto e gli artigli affilati.
Un viso avvelenato, un viso sprofondato.
Il passato si affaccia sul presente, e trova conferma ai suoi dubbi.
Non se ne esce. Non se ne esce.





lunedì 25 luglio 2011

Quella Preghierina.

Non ci sei. Non sei presente fisicamente, ma dentro i miei pensieri, sei Re indiscusso.
Il padrone di casa.
Rifletto sull'assenza e dentro me affiorano immagini ed agitazione.
Credo di sapere, di immaginare.
Che il buono del mondo si unisca per donare vita alla vita.
Che il senso di ogni sospiro interrotto possa tramutarsi in vagito d'amore.
Che quegli occhi e quella pelle un tempo incrociati in un piccolo corpo, possano trasferirsi nel frutto di un'unione.
Che alla scienza si allei il fato.
Che la tua ricerca possa giungere al termine, senza partenze e senza bagagli, ma con l'arrivo di quel fagotto proveniente da lontano.
Che le tue ossa, la tua pelle, il tuo sangue ed i tuoi pensieri, possano ricompattarsi e sorreggerti nel buio e nella luce, nel sorriso e nel pianto, fra giacigli di piumini o di chiodi, nella malattia della carne e nella salute del corpo; che i patimenti e le tribolazioni vadano in esilio lasciando spazio alla felicità sfacciata e pura.
Che il destino si realizzi se questo è quello che Desideri davvero.
Che i sacrifici abbiano fine.
Che il dolore ripercorra la strada verso coloro che lo hanno partorito.
Che le menti e le anime dannate tornino a bruciare nelle loro vite infiammate.
Che il tuo Cuore, possa palpitare di sola delizia.
Che il martirio del mio sentimento imbavagliato, possa servire per donarti la gioia infinita.
Che numeri e lettere si uniscano per riscuotere il bello.
Che le mie parole vengano ascoltate.
E' il giorno della speranza, è il momento di sognare, è il tuo attimo di nuova vita.






mercoledì 20 luglio 2011

Il mondo è immobile

Come se la pelle non si rigenerasse. Come se quei nervi rimanessero scoperti per mancata forza, cellule deboli e inerzia.
Giriamo intorno, pochi metri, ma lontani miglia.
Un contatto, due dita si sfiorano. Il mio interno trema.
Sento quel bruciore che procura dolore e non riscalda.
Nello stomaco i battiti esplodono.
Le lanterne si riempiono di acqua, e non so quale sia la loro forma, nè il colore, ma di certo sono lanterne spente che non illuminano neanche ad un passo.
Il mondo è immobile, fermo sull'angolo destro del trampolino.
Sento freddo, non sono lucida e avverto una debolezza che devasta.
Indelebile nel corpo e nella mente, trattengo l'aria e il respiro ,abbandonando le braccia al loro destino.
"Se avessimo avuto un'altro tempo ed un'altro spazio, Avremmo fatto grandi cose io e te"...La conservo fra le mie citazioni preferite, lascio faccia girotondo nella mia mente, e riecheggi all'infinito. Concedo il passo e faccio condurre.
Desiderio di trasformarmi in sigaretta, in chiavi, in biro, in carta. Mutare la natura e scegliere di masticare il tempo.
Sfogo silenzioso, e ricerca di essenza : l'essenza di te.



lunedì 18 luglio 2011

Almeno tu, lo sai?

Seduta in riva ad un mare torbido, immergo la mano per pescare uno dei tanti pesci che lo abitano.
Trascorrono nuovi giorni con lo stesso vecchio andamento, con uguale mancanza di equilibrio.
Mi fa rabbia dover stare fuori, provo collera, stizza e sdegno.
Tornano le vecchie confidenti?
Tornano i vecchi progetti.
E' come se tutto riprendesse da dove lo si era lasciato. Ma qualcuno in tutto questo tempo si é preoccupato per me, anche solo per un minuto ? tu, hai mai pensato a me in questi giorni caldi che hanno gelato il sangue e bruciato le pelli?
Si è mai presentata alla porta del tuo io una spiegazione diversa?
E la meraviglia, e i sentimenti? è stato tutto annientato con le parole di disprezzo usate per raccontare?
Sono dell'avviso che una pioggia acida di queste dimensioni, possa riempire le menti fino al tracollo, e che tutto quel liquido non possa tuttavia annegare il sentimento.
Ma forse il "sentimento" era solo una dipendenza mentale, una sopravvalutazione dell'effettivo provare, il divenire di un platonismo sfuggente.
Io non sono stata sentimento sano, bel ricordo; sono stata perdita di equilibrio, fumo in faccia, disorientamento e vergogna.
Nessun affare grande ma un disastro immane.
Rincorro i sogni di qualcun'altro e arresto ladri di tempo.
Conservo cerotti per medicare anime che mai varcheranno la soglia del mio nosocomio.
Rammendo e faccio ordine. Lucido mele vedove e biciclette ossidate.
Ripenso a Marzamemi fatta di Marzapane, e mi scappa un sorriso amaro.
Il mio vecchio amico fato ha un gran lavoro, riscrive con matita bianca su foglio alabastrino e si affanna per non lasciare deluso nessuno.
Io sto male. Fato, almeno tu, lo sai?
Tutti Pronti a giudicare, piedi sul traguardo e sudore al posto delle lacrime.
Il mio singulto è sapido. Le mie mani tremanti e il mio capitano salta un battito ogni due.






venerdì 15 luglio 2011

Il Sole

Un nascondiglio piange, ed una Aspirapolvere riprende il suo operato.
Testimonianza di passato e di futuro, con una pausa nel presente e nessuna traccia del mio passaggio.
Manifesto del tuo esistere come uomo, e dell'esistito.
La tua Anima, lucida e bella, maltrattata, calpestata e malconcia, Riprenderà a splendere, e non l'avranno, hai ragione. E' maestosa, è speciale. E gli avvelenatori potranno solo ambire, ma non potranno mai raggiungerla. Perchè il sole lo si può solo guardare, ma è impossibile raggiungerlo e toccarlo.

lunedì 11 luglio 2011

Voodoo

Scrivo senza traccia alcuna, seguendo una scia anonima.
Scrivo vagando nel buio del mio dispiacere e fra i buchi della mia anima.
Sono appiattita dal peso di un bagaglio ingombrante lasciato sul mio stomaco da qualcuno.
Ricompongo i pezzi e le facce, avvolgo quella filaccia maleodorante fino a comporre una rotondità.
E' come se mi rigirassi all'interno di uno spazio piccolo, e sbattessi il capo contro ognuna delle pareti, continuamente.
Mi tormentano gli echi. Voci sconosciute che devastano le mie orecchie.
Sono oggetto di torture.
Sono una bambolina Voodoo, e qualcuno mi infilza con uno spillo. Una volta alla gamba, una volta al braccio, una alla testa e ripetutamente al cuore.

Gentaglia che si lascia andare a racconti non noti alle loro piccole menti.
Giovani donne che impiegano il loro inutile tempo nella ricerca disperata di qualcosa che mai potrà appartenere loro.
Si ritengono delle elette
No. avrebbe assunto lo stesso atteggiamento per chiunque.
Non basta il male profuso. Non basta l'aver toccato i nervi ancora scoperti e sanguinanti. No.
Loro si insinuano nei fatti, nei gesti e nelle vicissitudini come fossero di famiglia. Ma di quale famiglia poi.
Ma questi parassiti contano fino a certo punto. Perchè loro iniettano veleno ma c'è dell'altro che mi uccide.
Mi uccide leggere e vedere.
Mi devasta la lontananza e il fatto che sia stata annientata dentro te, come non fossi mai esistita.
Sono una ruota sgonfia.
E' come se ti fossi ripulito da una macchia apparentemente indelebile.
E'come se mai le tue braccia si fossero perse fra le mie. Come se il sentimento fosse nato già malato e mai sano.
Lascio che la mente riapra i ricordi. Li fermo per sentirne il profumo e fra le mie mani li lascio dondolare.
Una spugna e tanta acqua. Pioggia acida e poriferi a berne.
Ho compreso che in quel corpo il malessere è sempre esistito, e che non dipendesse dall'incontro con me il nero e il malumore. Ho ritrovato nelle parole scritte nel tempo, la ricerca di quel posto ideale nel mondo e del senso del tuo esistere. Ma queste richerche hanno avuto inizio ancor prima del mio arrivo. Altre donne, altri mondi hanno acceso in te l'inseguimento.
Chissà come cambieranno i venti e cosa porteranno.
Chissà cosa resterà nel cuore.
Chissà quale nuovo battito salverà da una morte certa.
Non possiamo che aspettare, mentre la vita scorre e tu corri lontano.























mercoledì 6 luglio 2011

Ora Basta.

Provo un forte senso di nausea.
Mi disgusta tutto quello che vedo. I comportamenti, le reazioni.
Non faccio appello alla pazienza ormai esaurita.
Oggi ho la consapevolezza che tutto quello avuto fra le mani, le meraviglie , le magie dei momenti, l'unicità dei rapporti e delle persone, in realtà è solo fumo negli occhi.
Affronto le mie nuove certezze e disillusioni con la bava alla bocca e la voglia di rivalsa.
Sono un cacciatore di taglie. Ho un fucile puntato sulle parole.
Ricevo conferme e aumenta il mio disprezzo.
Una Ansa giunge puntuale ogni 24. Cita di calunnie e falsi vissuti.
Il mio nemico mi gira attorno indisturbato.
Ora basta.

venerdì 24 giugno 2011

Moleskine

I colleghi, quelli lontani, chiamano per donarti parole che sanno di stima e partecipazione, i colleghi quelli più vicini, approcciano con delicatezza ed esprimono il sentimento che al momento circola al loro interno.
Io, che mai avrei creduto vivere questa vita così, parlo da quì, dal mio mondo. Quello che appartiene esclusivamente a me, e che nessuno potrà
rimuovere, distruggere o cancellare.
Non ho la forza per reagire, non riesco ad affrontare con uno spirito diverso da questo, tutto quello che da tempo mi sovrasta.
Occhi consumati che raccontano di disperazione, e corpo liso.
Vedo in te lo stesso uomo perfetto che rispecchiava il mio esatto incastro.
Vedo in te la durezza e la disperazione. La tristezza e la rabbia.
Avverto il dolore e la fatica dei lavori. Cantiere aperto per ricostruire ogni pezzo di te.
Vedo la sete di vendetta e la fame di verità.
Assisto alla voglia di fuggire, di ricominciare, e alla strizza di doverlo fare veramente.
I progetti accelerati e le indagini sul futuro.
Istinto primordiale e angoli di nuovo in lontananza.
Giornate corte vanno incontro a pensieri lunghi. Pensieri Infiniti.
Stessa condanna al tramonto degli occhi e al loro risveglio.
La tua luce è martellante e il tuo ricorco incombente.
Mi destreggio fra coltelli volanti per non ferirmi maggiormente.
La mia preoccupazione adesso non sono io, non è il mio dolore, nonostante il rumore che questo faccia.
La difficoltà nell'interloquire sulle mie sensazioni è sempre stata dannatamente sfacciata, ed oggi, lo è ancora di più;
Ma anche questo poco conta, perchè non importa quali siano le difficoltà, le amarezze, la disperazione, io vorrei poter dare sollievo a te e a nessun'altro.
Metto in gioco le mie sicurezze, faccio appello al vecchio te.
E' come quando lasci andare le dita sulla sabbia bagnata, creando quei solchi profondi quanto il peso della tua stessa mano e pian piano il mucchietto laterale cade giù e lo rende meno profondo.
Oggi sei come l'aratro in mezzo alla maggese, semini in attesa di rendere fertile quel terreno.
Ho indossato i tuoi pantaloncini grigi, quelli confezionati con carta A3 e cuoricini. Non hanno il tuo profumo, ma sono stati i tuoi.
Ho riletto i documenti preziosi che raccontavano di te e di noi.
Ho scrutato le foto e i filmati.
Perchè, perchè tutto questo.
Perchè questa fine devastante e tanta sofferenza.
L'anima è anch'essa di vetro e densa di fratture.
Non consoco i risvolti, le conseguenze, le scelte e le nuove identità.
Non conosco le tue ambizioni per il futuro, per il nuovo.
Non consoco nulla ma spero. Sì, spero nella rinascita a nuovo Uomo.
Spero che tu riesca ad incollare i pezzi ed accorpare le tinte.
Spero che, una volta ricostruito e ben saldo, il tuo mondo, sia quello che ti renda felice.
Spero che gli sforzi diano poi la spinta per essere orgoglioso e appagato.
Tu, che non sei mai stato veramente soddisafatto di quanto possedevi, che con la mente sei partito senza alcun bagaglio ma con la sola voglia di ricercare il tuo senso e posto, tu che sognavi tramonti rossi e pelli nere, che hai amato a tuo modo donne diverse e situazioni contorte, a te che sei strepitoso tutto libero, io auguro di riuscire nella tua battaglia, di apprezzare ciò che ritroverai fra le mani riconducendo in esso la felicità data dal piacere e non dal dovere, dalla volontà e non dai contesti, dalle scelte e non dall'educazione.
Ti auguro di trasferire in quello ogni sogno e desiderio, e che i musi lunghi e i malumori siano solo ricordo di un tempo passato.
Ti auguro che tutte le meraviglie del mondo si concentrino per dare spazio all'unica meraviglia residente in te.
Ti auguro anche di poter scrollarti di dosso ogni peso e metro di misura, e l'unico in vigore resti quello rappresentato dal tuo complesso IO.
Sono certa che, Il tuo garbo, la gentilezza, la nobiltà d'animo e le pareti lisce non avranno mai fine e che il nero non prenderà mai il sopravvento.
Non è un'auspicio, è una certezza.
Non nutro dubbi sulla tua affermazione professionale, e riuscita individuale; sulla fabbricazione di nuove fondamenta su vecchi progetti.
Ti dono una Moleskine virtuale, e lascio aperto sulla prima pagina candida. Nel mezzo fra le due, una Lapis. Ecco, vorrei fossero i tuoi nuovi attrezzi del mestiere, vorrei tu usassi quelle righe bianche per riscrivere la tua storia, e tutte le avventure.
In quella nuova storia, Non ci saranno affari grandi, persone belle pulite, non ci sarà nessuna Scim.Mia, non si potrà attingere ad un Nascondiglio, tantomeno riposare su un divano rosso. Nessun quinto giorno o bevute rubino. I gelsomini non profumeranno, e gli chef riposeranno. Le Gold touch non subiranno razzia, e la Perugina non farà visita puntuale alle 24. L'Edonismo non coinvolgerà nessuno dei sensi, ed i protagonisti saranno due, al massimo tre.
Niente più uguale, nessuna scena ripetuta, ma una sceneggiatura nuova.
Tu, protagonista, regista e comparsa.
Il reale attorno, ed il bello dentro.
Che tu possa danzare su di un manto di cotone, che le tue estremità siano leggiadre, e che le piume, quelle del pavone, non smettano mai di uscir fuori. Sguardo fiero, pancia in dentro e piumini fuori.
Con lo stesso Amore di sempre, pciù.













































lunedì 20 giugno 2011

Petali sul palmo e occhi annegati

Ho conosciuto chi, forse nella realtà non esiste.
Ho vissuto momenti perfetti con la proiezione di un pavone. illusorio.
Un Orso mascherato da Dandy, con un cuore ed una espressione Magnum.
Io, la tua Meraviglia vesto nella tua mente solo i panni di Grimilde.
Fatico ad abituarmi a questa nuova realtà.
Rievoco quelle braccia, quel cingere, quello scambio di immensità che solo questa unione era riuscita a dar vita.
Anime in comunicazione diretta.
Chiedo collaborazione alle mie mani, e tregua ai miei pensieri.
Non un corpo da calibrare, ma nuova materia da plasmare.
Indossiamo un camice da medico per curare i mali dello spirito e del cuore. Le lacerazioni della carne e i fori immensi nello stomaco.
Rattoppiamo ognuno per sé con fili orditi ad arte per ferite irrimediabili.
Subisco la tirannia del tempo e delle scelte altrui.
Vivo nei ricordi e nella certezza del non esistere.
Non conosco più i pensieri e tiro i dadi auspicando nella faccia giusta.
Dove sono quei sentimenti.
Dove sono quei mari calmi e tempestosi, quella voglia e quello scorrere.
Dove finisce tutta la meraviglia.
Nel nulla. Tutto svanisce dinnanzi al crollo delle certezze.
La paura rende chari i pensieri, e limpidi i desideri.
Non è come sembra, non è come vogliono far credere.
Ma per te la trama è un'altra, e poco contano le parole. Le mie.
Pago i debiti e i conti di tutti.
Impossibile sentire, improbabile credere, e soprattutto incomprensibile.
Sono in fila, attendo il mio turno masticando la sabbia portata dal vento.
Ingiustizie ed inganni che raccontano di fallimenti .
Vago fra spazio e luce che rendono stretti i corpi e ciechi gli sguardi.
Accarezzo ognuna di quelle parole ed il loro riferire.
Conosco le correnti e in esse mi lascio andare. Il vento della malinconia, e la polvere di tristezza.
Un risveglio brusco da una sogno che canta la realtà.
Mi chiedo cosa scorra adesso in quelle vene. Quanto sia stato tramutato in disprezzo e quanto in odio.
Io, guardo da fuori il mio cuore diventato nero per i lividi e le botte, e soffio controvento per superare il freddo proveniente da quel muro.
Petali sul palmo e occhi annegati, tracce di un passaggio di sola andata e mai ritorno.





lunedì 13 giugno 2011

La casa col tetto di vetro

Come una macchina con gli sportelli ed il portellone aperti.
Come una casa con le pareti e il tetto di vetro.
Come un corpo senza pelle con arterie in bella vista.
Come se le arterie, le vene, ogni tratto di me fosse libero da copertura.
Come un nascondiglio senza le sue parole.
E' come se tutto fosse trasparente.
Occhi indiscreti a sbirciare.
Mani estranee che spogliano senza alcun permesso, perchè il corpo è già nudo.
Chiunque controlla cosa accade nella casa col tetto trasparente, chi guida l'automobile, quale arteria stia pulsando, e quale organo abbia arrestato il suo vivere.
Mi ritrovo a respirare l'aria al tuo passaggio, per riempire i mie polmoni della tua essenza odorosa.
Mi avvicino con attenzione alla seduta, per avvertire tracce di calore.
Una goccia del "68" e un doloroso sprofondare nelle sue note.
I pensieri si rincorrono, improvvisano girotondi su filo spinato.
Raccolgo i miei resti disgregati, sbrindellati.
Cammino a braccio con il mio fantasma.
Colpi inferti con lame affilate e sapientemente avvelenate.
Assisto alla programmazione di uno spettacolo contraffatto. Ne sconosco il crudel Regista e mi ritrovo le mani sporche di sangue.
Una trama ordita per creare dolore e malessere.
Una fine imposta per volontà del malvagio.
La distruzione, la disgregazione. L'annullamento del proprio io.
Vite inutillizabili, demolite, rase al suolo.
Intenti spezzati come le vite ed il loro originario entusiasmo.
Ripercorro le parole per trovare loro ordine e senso. Vago dentro i miei ricordi, e il dolore si fa forte, devastante.
Accettazione naturale di una fine prevista ma non con questi modi. Rifiuto di apparire come l'artefice di questo male infinito.
Mi astengo dall'accusare fino a certezza; ma dentro me sollevo pesi estremi e rincorro la verità.
Derubata di ogni mio bene. Mi fa male persino il mio stesso respiro.
Il mondo non potrà mai comprendere il danno provocato, il dolore, lo smarrimento, la perdita di direzione.
Vorrei quel cuore pulsante fra le mie mani. Vorrei poter aprire cuori e menti per trasferire le mie verità, le mie certezza e lo sconforto dato dal sapere che tutto quello costruito adesso è solo cenere, macerie; è solo polvere su un piano bianco. E' come fumo dentro una stanza chiusa.



































mercoledì 8 giugno 2011

Irremovibile

Il vento disse al mare di calmare il mare alzò gli occhi e sussurrò al sole di scaldare il sole supplicò la luna di tardare la luna chiese alle stelle di vibrare le stelle implorarono i tuoi occhi di non guardare...

Mi faccio schifo, come uomo e come persona. Detesto me stesso, le mie vene e il sangue marcio che in esse scorre. Detesto la voglia di vita, il suo puzzo costante dal tintinnio esuberante e scadenzato dai

Sai forse anche io riesco meglio ad esprimere le mie sensazioni scrivendo, provando a buttare giù, di fretta ed in modo confusionario, pensieri e sensazioni. Questa mia, vuole essere risposta alla tua amab

Aspettando un tintinnio di chiavi su di una toppa nella penombra di una stanza diventata castello o piccolo covo di anime, a contare le linee sul pavimento sforzandosi di attribuire normalità a ciò che ass

Mi sento così : ho il mio mondo rivolto su se stesso, con l’interno oggi esterno e con le cuciture in vista. Ho la sensazione forte e crescente che il mio posto nel mondo sia solo quello del garante dell

Mi prendo una pausa dal tempo, da questo tempo che mi schiaccia dentro e mi opprime, oggi più di ieri. Mi prendo una pausa e scrivo, o meglio ti scrivo. Scrivo in questo spazio, da tempo lasciato solo e ab...

Sono in macchina e mi tremano le gambe, si tremano forti e decise. Ho le palpitazioni alte e la mia mano sinistra trema, indice e medio si alternano in una danza stretta come le gru in amore. Come sempre m...

Che tu possa sempre essere padrona della tua vita e non sentire mail il peso sulle nude mani di vite altrui. Vivere uno scontro interiore e lasciarsi trasportare dalle sensazioni alternate per non sprofond...

A breve volerò via, tra quei binari fatti di rame e piantati nel suolo con chiodi di fragile vetro. A breve andrò via, scomparirò nel silenzio di tessuti di carne e nervi comandati da involucro pensante. M...

Non pensavo mai, nella mia vita, di dovermi sentir dire mostro. Non mi appartiene questa parola, non la sento mia, ma forse sbagliavo e dovrei rifletterci sopra, con calma. Ho deciso, in modo autonomo e se...

Nascondiglio abbassa il sipario. Le luci diventano soffuse nella sala e li, seduta nel centro, unica spettatrice. Passano le immagini veloci di questo luogo meraviglioso tra piume di pavone, cristalli di l...

Ho visto spazi infiniti e ne ho staccato i petali ad uno ad uno dal centro tondo e ruvido come nero tartufo. Ho posizionato tappi di sughero sulla scacchiera nera e grigia della mente mia e un'onda ne lava...

Addento lembi di carne tremula e graffio pelle di cellulosa. Vola la mente su trampoli alti come grattacieli e il tempo per un attimo si ferma. Calano i venti e gli uccelli smettono di cinguettare. E’ il mo...

Esplodo da me, esco fuori dai miei contorni e mi osservo. Ho superato da tempo i confini del corpo per abbracciare gli spazi di questa testa pazza e confusa. Oggi mi sento così, come sospeso fuori da me, o...

Spazi, attimi, profumi, ricordi, incontri d’anime, speranze soffocate, senso di vuoto, vertigini, girotondi, cadute verso l’alto, castagne, ciao, sentire, ti sento, macchie interne, evasione, occhi spenti,...

Ho dato me, la parte di me che potevo dare, quella libera e accarezzata da brezza marina. Ho dato la parte di me fatta da parole vere, da ricerche continue e con la voglia, desiderio, passione nel trovare ...

Eh si, si si………………………. eh si, si si” Rimbombi nella testa come intermittenze continue. Pensieri avvolti dall’assenza di te e il cuore come un bimbo al cinema, seduto penzoloni con in mano un cesto di croc...

E’ la mia vita che ruota attorno a pianeti di cartapesta, lungo traiettorie disegnate da lapis numero tre. Respiro aria di scappamenti bruni e sento frastuoni di Vita più leggera grazie all’estate ormai gi...

Angoli di leggerezza abbracciati stretti stretti a spicchi di sole. Onde dalla cresta di panna caramellata da mani attente e meticolose. Sfoglie di mandorle a cingere viottoli su promontori soffici come nuvol...

Una mano stratta in un pugno e uno sguardo rigido che chiede il perché. Un silenzio lungo e fatto di respiri profondi a dettare il tempo e ancora perché?, perché? Sensazione che il monologo cinto di smarrim...

Penso a Te, alle tue parole, ai tuoi sbuffi di insofferenza vera e al mio mare nero. E' vero, è come per quei naviganti che solcano mari tempestosi e vedono all'orizzonte tratti di coste protette da merav...

E’ un deserto rosso, fatto di dune dalle punte arrotondate con il vento in cima che soffia e sposta. Nel mezzo io, con il mio io in panne e poco carburante nelle vene. Convinto di superare la landa desolat...

Immutato nel senso e dritto avanti mi vesto. Guardo pareti di carta e di cupi colori imbratto. Vuoto e nel vuoto sprofondo senza canapa da tenere. Mi manchi nello stomaco contorto di chi pauroso vive. Fuochi...

L’arabo corre avanti ed indietro e il suo pungente odore sale lungo il mio petto. Bava alla bocca e galoppo sfrenato alla ricerca di attimi di verità. Formato nel quotidiano e vestito di convenzione annuso ...

Ha il profumo del gelsomino sui polsi e lungo le vene del prezioso sostegno. Ha movenze di elegante tessuto e a tratti di ricordi da bimba. Ha occhi color miele d’acacia quando il cielo è pronto a piangere...



Tempo Pepe nero Profumo Perdersi Mi sento così Girotondo Come le gru............ Che tu possa LA NERA SIGNORA IL MOSTRO INCHINO
"Ho": prima persona presente singolare del verbo avere IL VELENO DELLA LIBERTA'
viaggiatore con la sabbia sulle labbra 23/24/25 luglio 2010 (new time)
I profumi dei gelsomini Seme di Tarassaco Basta un attimo, basti tu
Noi la, dove suonano i maghi MANO STRETTA IN UN PUGNO FARFALLINA SENZA LE MUTANDINE MASCHERE DESERTO DI FUOCO Ciò che non ho!
LA mia MIA

lunedì 9 maggio 2011

Rincorro il Divenire

Disordine controllato.
Il tuo sospiro arriva forte. Emetti aria a profusione per spegnere tutte quante le candeline, come se, lasciarne accesa anche solo una potesse permettermi di toccare il sole.
Ma al sole non si arriva e al buio non si sfugge.
Tu, sfuggi a te stesso. Chiudi la bocca alle tue sensazioni con un calcio sonoro e le sotterri con la forza della rabbia.
Vorrei uno slancio da parte tua.
Vorrei riconoscessi di avere un lato umano, accettare di essere vulnerabile.
Vorrei togliessi quel velo di tristezza e insoddisfazione dalla trama spinata.
Ho bisogno di calore, di sentire dentro il passaggio di emozioni.
Ho accettato il mio sentire e annunciato il suo esistere.
Ho contato i granellini e raccolto ogni rumore.
Non aspetto il tuo ritorno ma rincorro il divenire.

























giovedì 28 aprile 2011

Tat Tvam Asi

Il percorso tracciato dall'imposizione della mente e corpo a seguire.
Sopito nell'apparenza e pronto ad esplodere.
Tat Tvam Asi.
Il momento è poco felice.
Risulta paradossale quanto uno stesso evento possa rappresentare gioia e dolore contemporaneamente.

Ho imparato a chiudere i giorni con il buio.
Ho imparato a dare loro scadenza oltre 24.
Ho imparato a tenere dentro solo il bello di un momento, breve o lungo che sia.

Ho tenuto in equilibrio un peso immenso su di una base minuscola.
Ma quello che più mi ha riempito, è stato tirarti fuori da quel maledetto riquadro.
Tu che guardavi dall'interno della tua teca, non partecipe e solo spettatore,
tu che picchiavi la fronte contro il vetro per guardare più da vicino.
Pian piano quella cristalliera si è incrinata, fino a rompersi. Hai sostato al suo interno, non hai messo i piedini fuori, e sei rimasto a disposizione dell'aria che, grazie all'apertura ti girava intorno.
Le farfalle hanno danzato sulle tue spalle.
Poi il Vento si è scontrato con la terra ferma, e tu, come un bambino colpevole del godimento provato, piegato sulle ginocchia hai raccolto ogni frammento di quel vetro rotto, ricomposto e ripristinato.
Hai invocato le tue forze per rimetterlo a misura, fermo un passo alle sue spalle, richiuso dietro lui, rendendo sufficiente la sola aria rimasta intrappolata nella teca.
Frullare gli scenari, mischiare i sentimenti, amalgamare, combinare, emulsionare, fondere.
Con Matrici e determinanti, la soluzione deve venire fuori obbligatoriamente.
Tu fai conti, ed io studio le pozioni.
Calderone su fiamma violenta e miscuglio di ingredienti per dare vita al tempo.
Avvertire e voler vedere. Difficoltà nel percepire cosa ribolle . Volontà di sollervasi la pelle per sbiarciare sotto e denudarne la trama.
La ricerca del mio interno per scoprire se tu batti ancora, se ci sei, se esisti, e se quell'acronimo detiene ancora i due puntini a separare le lettere.
Navigare su carne tremula.
Archeologa senza cassetta degli attrezzi, ossa a sorreggere un tempio senza pilastri, e battiti fermi come il grande vecchio che dentro sè nascondeva un tesoro sommerso dall'acqua.




mercoledì 27 aprile 2011

Controsenso

Credi davvero che i pensieri riempiono lo stomaco?

No. Lo stomaco è vuoto ed emette strani versi. E se lo stomaco è vuoto, il cuore.......bè, il cuore è stato saccheggiato.

Ho la capacità di procurarmi ferite e di sanarle. Faccio tutto da me.

Delusione per quello che non ricevo e spiegazione immediata.

Dal nero al trasparente.

Mi assumo la responsabilità delle richieste e dei rifiuti, delle vittorie e delle sconfitte.

Se lo scambio di emozioni si interrompe, se il flusso si arresta a metà del suo andare, qualcuno rimarrà svuotato due volte. Una prima volta per aver spinto le proprie emozioni verso il corridoio, ed una seconda, per non aver ricevuto la contropartita a quell'avvio.

E' normale, è anche comprensibile. Parli dei tuoi progetti, della tua costruzione faticosa di famiglia. Racconti di cantieri e di lavori in corso, di smarrimento e difficoltà, di tranelli.

Ma la vita non tende tranelli, la vita concede possibilità.

Tutto sta a come la si interpreta questa vita. Il senso del dovere, quell'obbligo che strozza i polsi e ne blocca il sangue, il vago sospetto che forse qualcosa sia cambiato.

Ti ho lasciato le chiavi a ridosso dei tuoi piedi. Le hai afferrate non appena mi sono allontanata ed aperto per far uscire quel te rannicchiato.

Alto, dall'aspetto fiero, forte e con lo sguardo pronto ad afferrare i più piccoli particolari.

Coperchio spostato ed aria a profusione.

La pressione sale e scende e si alterna come il nostro esserci.

Nel tragitto fra l'esserci ed il perdersi, il vissuto prepotente.

Rotoliamo in senso contrario, l'uno in senso opposto all'altro, fino a quando il tragitto non si incrocia e gli sguardi si ritrovano.
Da tempo non ci si incrocia, da tanto non si trasmette e da troppo le anime non comunicano.



















































lunedì 18 aprile 2011

Abituarsi all'idea che il vento non tira ma fischia soltanto. Accettare un viso di pietra e neanche una smorfia di dolore. Riconoscere di non appartenere a nessuno se non a sè stessi. Comprendere quanto questo sia infausto, amaro. Avvertire il senso di abbandono e il suo puzzo. Sono sola contro tutti. Forse anche contro me.

lunedì 11 aprile 2011

Annodo fiocchi

Uno stato di attesa misto ad illusione. Conteggio al futuro, impossibile pensare a ritroso. Annego la durezza nell'etilico brillante, ogni sorso un abbandono. Lo utilizzo per smarrire la fermezza, per dissolvere la copertura naturale di ghiaccio. Mi rendo conto che il ghiaccio si è sciolto quanto il singulto raggiunge la superficie. Piango senza tregua, senza un motivo apparente. Il corpo si ribella al rivestimento. Vibrazioni prima sopite e spirito ad assaporare. Il colloquio diviene artificio, e gli impulsi si inseguono lungo i corridoi del mio interno, un tempo abitati ed ora deserti. Difficoltà nel ricordare, nel trattenere scene e sensazioni. Facilità nell'abbandonarsi e nell'accettare la fine di tutto. Le case coi mulini,le mani a cingere, ed i sorrisi complici. I miei occhi hanno visto. Il mio cuore sentito. Riesco ad immaginare le promesse che hai avanzato a te stesso. Riesco ad avvertirne il freddo elastico che le lega. Nel silenzio della tua attesa, la morte di ogni cosa. Vorrei togliere il sigillo e scoprire cosa vive sotto. Vorrei sapere se qualcosa batte o se è sabbia ad appesantire. Vorrei ma non posso, perchè nessuno concederà una possibilità a questo inutile corpo, a questa inservibile anima. Le vie, le scelte, i percorsi tracciati e le grandi manovre. Tu sei deviazione, loro vita. Come Adze, bevi sangue che non ti appartiene. Ormai il sangue è depurato ed ogni tua traccia lavata via. Annodo fiocchi che ammiro in solitudine, Abbraccio senza consistenza e conto lune dal colore sbiadito.

domenica 3 aprile 2011

Sapere senza sentire

Il mio battito è regolare. La temperatura nella norma. Credo il problema siano gli occhi. Ho l'impressione che, un processo a me ancora non del tutto chiaro, li abbia nascosti dall'esposizione sfacciata di prima. Sento come se tutto al mio interno fosse rallentato. Avverto distacco e poca appartenenza. Non è una finzione, non è una strategia. Non è un mero tentativo di raggiro. Nella mia vita è normalità, tutto muta come con uno schiocco di dita. La differenza sta nel fatto che questa volta ne ho avvertito il passaggio. Ho rincorso i giorni e le attenzioni. Ho atteso venti favorevoli . Ho duellato con il tempo,con me, e con tutti quanti i tuoi Te. Ti ho dato modo di pensare il peggio di me. Come senza scrupoli, sono passata sopra, al pari di un carrarmato. Perseverato fino agli sgoccioli . Vissuto in alta definizione e attenzionando ogni più piccola sfumatura di colore. Le tenebre abitate da sogni di intrecci di mani e Poi, di colpo, il rallenty. Mi sono sentita improvvisamente come anestetizzata. Guardavo ai pensieri fino a prima sofferti, senza reagire. Non chiudevo gli occhi per non guardare, ma spalancavo e miravo fisso,senza battere ciglio. Ho vissuto le tue diapositive, quasi appurando coi tuoi occhi, insinuandomi fra le pieghe. Poi qualcosa si riaccendeva, ed una parte ricominciava a scaldarsi, a bruciare. Qualche ondata di calore, e di nuovo anestesia. Nulla di inscenato o programmato. Niente all'ordine del giorno. Ho atteso il rientro e la reazione dei miei istinti. Sarò un pensiero in meno, mi sono detta, e soluzioni alternative. L'incontro temuto, ma nessuna scossa di assestamento. Blocco totale. Riesco a parlarti senza difficoltà. Sembro sotto effetto di farmaci, consapevole tranquillità su filo spinato. Il pomeriggio prosegue a soggetto. Io sto bene, perchè non sento nulla. E si ride, si scherza con la leggerezza senza appesantire gli animi. Piccone alla mano, e il Signorino comincia i lavori. Ti lascio fare perchè non sentendo dolore, non temo. Tu che non sei un principiante scavi a denti stretti e trovi dove aprire. Mi sveglio per un attimo. Due lacrime senza sapore perchè la pelle è intorpidita e lasciapassare. La tua ricerca di conferme si incrocia con la mia. Si incrociano i corpi per provare a tasferire calore ed annientare l'effetto cloroformio. Resistenze in lotta con paure e voglie. Non si simula, si rincorre. Ma la paura di aver perduto, si arresta quando il grande manto nero appare con tutte le sue immagini, e gli scavi si arrestano, le ricerche si bloccano. Una fuga obbligata ed un viso scuro contro un corpo bianco con un sorriso in bocca. Leggo parole pesanti come macigni. Anatema. Disprezzo per sè e senso di nausea. Perdita di valori e maglia da giocatore. Ma di cosa stiamo parlando. La paura, dettata dal sentimento o da altro, è pur sempre paura. Tu non sei un giocatore, non passi vite al setaccio. Non succhi per lasciare a secco. Non sei errore, non sei sbagliato. Ci si può imporre comportamenti ma dinanzi alla paura non si può fingere. E quello che tu tanto disprezzi oggi, è l'atteggiamento che ho più apprezzato in questi ultimi tempi. Io non conosco i prossimi cambiamenti, non avverto l'odore di nuove mosse, e soprattutto non prevedo le mie reazioni. Non ho sofferto perchè sola su un divano. Non ho sofferto quel pomeriggio. Non soffro neanche in questo momento. Ma non so dire se ne soffrirò domani, e se tutto quello che ora non provo, chiederà il conto dopo. Se lo sguardo si smarrisce è solo perchè so di averti perso, senza avvertirlo. Non consco la reazione successiva e se questo corpo si riaccenderà nei sensi e nelle intenzioni. Lo scoprirò domani, il giorno dopo e l'altro ancora. Senza aspettarmi una protesta o una contromossa, ma attendendo il mio naturale agire. Per una volta saremo alla pari : pazienteremo senza conoscere cosa accadrà. Ti chiedo solo un piacere, smettila di inveire contro te. In questo momento, ho la certezza di averti perduto, ma il ricordo di quello che sei, e che abbiamo vissuto. Vorrei non dovere solo ricordarlo, ma su questo, non posso garantire, e allora attendo come te, di conoscere se un risveglio vi sarà e se il rosso tornerà a bruciare.

giovedì 24 marzo 2011

Bambina, non sei tu.

Incomprensioni. Sospetti velenigeni e sangue troppo liquido. Mi riecheggia incessantamente quella sensazione di sconforto non appena viene a mancare l'indispensabile alla mia sopravvivenza.
Alla Mia, sì, alla mia sola sopravvivenza.
Vorresti ricevere dosi di solidarietà e rispetto per le problematiche nelle quali anneghi.
Vorresti silenzio quando gli stessi problemi tagliano l'aria e bloccano il respiro.
Vorresti scrollarti dalle mani l'acqua in abbondanza come dopo un lavaggio energico.
Vorresti concentrarti su un problema alla volta e non affrontarli in coppia da sei.
Ho la colpa di non voler mollare i sentimenti. Di non riuscire a bloccare in un tempo passato.
Ho la colpa di non mostrare comprensione in circostanze che la vorrebbero far giocare con la maglia da titolare.
Tacciata di individualismo, scocchi frecce che colpiscono proprio i miei punti deboli.
Io, che preferirei soffrire torture corporali anzichè cedere all' obbligo di raccontarmi, di ammettere il dolore e lo sfinimento del mio dentro.
Io, che sopporto il mio peso sulle sole dita di una mano pur di non lasciar andare la sabbia e la terra.
Addomestico e metto in posa il mio viso. Desiderio di carezza e mano calda.
Non accetto di svanire, non sopporto di perdere quel legame avvolto da luci e nastri di seta.
Mi annienta il non far parte del tuo mondo, dei tuoi pensieri.
Profumo di morte e volteggio da cadavere.
Gli spigoli non permettono l'incastro perfetto, ed ora appariamo come due metà diverse senza nulla in comune.
Come dimostrare di capire senza annientarsi.
Come riuscire a chiedere senza apparire indiscreta.
Come sapere cosa accade senza metterci le mani dentro.
Come evitare di posizionare un podio senza avvertire quel senso di distacco.
Competere da sola.
Non avverto la presenza e sento di non arrivare.
Sono caduta. Ho le ginocchia rotte, e sto contando a goccia i liquidi che fuoriescono.
Bambina tu non sei per lui. Bambina, non sei tu.





















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