mercoledì 24 novembre 2010

Problema

Ho un problema : mi manchi.
Gli occhi sfondati di ieri oggi sono pieni ed arrossati; pronti ad esplodere in singulto di parole mute.
Maschera di porcellana sul mio viso tirato.
Durezza insostenibile, e questa volta pesantezza dell'essere.
Facciamo bene all'altro noi e del male al primo di noi.
Le vecchie sensazioni che di te mi resero ancella, oggi si trasformano, si tramutano, imponendomi di esiliare, ed impedendomi di intervenire sulla parte malata dell'interno.
Scorrere o cessare di essere.
Vorrei mischiarmi, vorrei perdermi e trovare le risposte a questo vuoto.
Non comprendo dove sei; Non capisco dove il mio comandante ti ha riposto.
Con il mio dentro te e viceversa, potrei scoprirlo, potrei vederlo, ma occhi ciechi non vedono, non possono farlo, e allora interrogo il mio comandante e in silenzio mischio solo le mie due, senza la sostanza di te, ma la sola illusione di me.

giovedì 18 novembre 2010

Tutto senza verso

Se ascolto con attenzione, sento un leggero vocìo.
Se guardo con attenzione, vedo la ricerca.
Se alzo la mano, tocco il sublime che luccica a tratti.
Tu, cassiere dei sentimenti, rilasci buoni non cumulabili per momenti di leggera follia.
La mia amata follia, presenzia saltuarimente per non disturbare.
Romantica infelicità che nella persuasione di sé, ricerca sfogo per lasciarsi andare al di là dello spazio.
Non mi atteggio e ne risente l'abitudine.
Non attacco e non minaccio la fortezza di cartone.
Le parole, la lancia, ciò che esse esprimono che riguarda altra umanoide raccontando di vite vere, per qualcuno momenti dolci, per altri no, la punta di zucchero avvelenato,ecco il loro significato.
Funambolo a tratti pagliaccio, ma bicicletta che non muta la sua natura.
Certezze, dove siete?
Tutto senza verso, tranne te, che hai verso nel senso di me.


mercoledì 17 novembre 2010

Granelli di sentimento rotto

Occhi perfettamente muti.
Ovatta ripiegata all'interno di orecchie già sorde.
Fiamma bassa che, all'improvviso, giunge ad altezza insolita.
Mi ritrovo il disincanto fra le mani, e prendo al lazo granelli di sentimento rotto.
Fortezza di cartone e lancia a custodire, dalla punta di zucchero avvelenato.
Condotta da umanoide e fermezza non invidiata da Amilcare.
Il cerchio si stringe e strangola gole secche.
Non si crede, non si vede. Si assiste solo al tramonto dei sensi e dei tremori.
Esserci, essere stato.
Coniugazioni di tempi non grammaticali, e unione di corde per intrecci stonati.
Sorrisi stampati su volti seriosi.
Braccia aperte agli incastri di sempre e di mai.
Nostalgia del non esistito e mani dentro fori grandi il doppio del proprio sé.
Vizi senza inganni e soddisfazione nel deliziare.
Sprazzi di paradossale piacere, e cuori spinti da battiti fermi.





venerdì 12 novembre 2010

Esalazione di Me

Orfana di braccia a stringermi , ricerca di calore essenziale e puntualmente negato.
Sento i miei Occhi sfondati e avverto passaggio aperto a polvere tempestosa.
Affetto grezzo, mascherato da lavorato.
Addomestico i sentimenti e sguinzaglio la delusione.
I tessuti diventano molli, e le cellule piano piano muoiono.
Cancrena del senso e del suo reale esistere.
Impongo al mio stesso occuparsi di dare spazio al resto.
Mi faccio carico di altre ispirazioni e confondo i mazzi per non trovare l'asso.
Respiro a fondo per riempirmi dell'odore, ma odore non c'è, sento esalazione di me.
Bersaglio centrato e coltelli impazziti a tagliare l'aria.
Il Non detto rimane da solo per Sindrome claustrale.
Andata sconnessa e ritorno non avvenuto.
Paesaggi a riempire i miei occhi sbiaditi, e fermo immagine a raccontare.
Le ore si inseguono non giungendo mai al centro, e il corpo resiste a quel freddo tagliente.
Soli e lune ad alternarsi, senza incontro fra le osse e lontano da ogni anima.
Slego i fiocchi e guardo i segni sulle mani.
Nastri lunghi, e colori indefiniti.

mercoledì 10 novembre 2010

Con le mani tocco il senso

Pensiero interrotto.
Intenzioni diaboliche, ispirazione divina.
I fili conducenti, alternano corse isteriche a fermate improvvise.
Nello spazio fra il pensiero vivo e quello moribondo, tanta nebbia e poco vapore.
Riflessioni accartocciate e idee come fossero gomitoli di spine.
Se è sospeso, riprenderà appena pronto, e nel frattempo non potrà disturbare , solleticare.
Se è amputato, non continuerà a fare male ancora a lungo.
Se è ostruito, uno più forte lo sbloccherà.
Se è spezzato, potrebbe ricrescere.
Ma se fosse esanime, se fo sse e sa ni me........allora non ci sarebbero alternative al suo stato.
Diversità che, puntuale alle ventiquattro, rafforza sè, confermando e smentendo con impressionate regolarità.
Scarabocchio irregorale, e incisione chirurgica.
Con le mani tocco il senso, con la mente vedo la direzione, e con il piccolo cuscino palpitante segno il tempo e le sue stonature.
Semi sparsi ed erbette ad affacciarsi, volti velenigeni, e spruzzi d'aria a profumare.

martedì 9 novembre 2010

Brandelli svolazzanti

Saltello dall'ultima me fino alla prima, alla ricerca della me seppellita dai macigni ma ancora sanguinante e dolorante.
Sfrego fino a sbriciolare il più granitico degli scudi.
Il rumore nella testa intralcia il mio operato; baraonda senza tregua, assistenza ai pensieri creduti remoti, e adesso rivalutati.
Piedi uniti verso un balzo distante e luogo sperduto.
Ho scalciato e fatto spazio, illudendomi di possedere nuova manifattura.
Ho respirato nel profondo per entrare nell'abisso del mio interno e pescare sabbia umida.
Luoghi deserti, protaganisti dileguati.
Orme impresse ma nessuna arsura ad abracciarle.
Intimo azzannato, e brandelli svolazzanti.
L'eclissi della tua persona e il bagliore del ricordo, fenomeni naturali ma di una natura non appartenente alla propria indole.
Acconsento senza contenere e accolgo senza ricevere.
Riconosco la mia verità e mano nella mano, iniziamo a camminare.
Giunta alla prima di me, trovo l'alcova cosi come ricordavo, identifico clessidre e perfezione e mi accuccio nell'angolo meno freddo in attesa che gli scudi mi nascondano.

venerdì 5 novembre 2010

Solo con sè

Scorro con velocità quelle parole che cadono dentro me come fitta tempesta di chiodi.
Lettere agganciate che, una dietro l'altra rilasciano essenza di terrore dal gusto aspro e cattivo.
Ricerco con forza la lucidità perduta, e mi dedico all'obbligo che ho di far quadrare il conto.
Non solo elucubrazioni mentali, ma disperata ricerca di soluzioni, di materassi d'emergenza per cadute improvvise, e salvataggi vitali.
D'un tratto lo spirito reagisce occupando il suo spazio e obbligandomi a trovare la combinazione decisiva.
Inquietudine, spavento,ansia, timore, orrore.
Sprofondo dentro me,dissipando ogni ragione d'essere.
Crolla tutto dentro al pensiero del tuo inabissarti.
Ti osservo nella mia mente scrutando tra le virgole.
Avverto la forza del male dell'essere, ti vedo fuori e dentro te, e non posso che attendere.
Mi sento radice cancerogena del tuo interno.
Il tuo malanno si è aggravato per la tua necessità di vita.
Ho peggiorato la confusione e rovinato l'esistenza del mio perfetto.
Nel tuo groviglio i pensieri saranno rivolti ad altro, e le preoccupazioni non coincideranno esattamente con le mie; la necessità adesso è ripulire il sangue malato.
Seguirò Le circostanze che sono certa mi accompagneranno gentilmente verso l'uscita.
L'ospedale è operativo. Devi solo decidere in quale reparto andare.
La visita si effettua senza alcun costume da super eroe, nudi con se stessi. Solo con sè.

martedì 2 novembre 2010

Rimpasto di Farine

Sono una pianta rampicante, e tu il supporto sul quale mi appoggio per giungere all'inizio di te.
Partenza dal fondo e bandierina piazzata all'arrivo.
Alterno Momenti bui ad attimi luminosi, occhi ciechi ad occhi abbagliati da visioni idilliache.
Un sorriso consumato per il troppo uso, e mani calde a sfregare l'organo come fosse una lampada magica.
Ragnatela di morbida pelle, e spugna sanguigna a percepire i sapori del mio interno.
Sussulti e tremori del corpo in compagnia del suo custode.
Arresto di ogni movimento, e balzo repentino all'interno del tuo opposto.
I gemelli della carne impegnati in affannosa corsa su pista che frana se i passi sono lenti.
Il divino godimento si nasconde nell'intento, e la paura scende a compromessi per sentirsi ancora viva.
Forza e riempimento di vasi ancora non del tutto colmi. Rimpasto di farine di anime per prodotti non da panificatore, ma da brace emotiva, sentimenti caldi, e temperature perfette.
Non c'è posto per interrogazioni. Non c'è spazio per interrogativi. Si fa largo al solo esserci, per il gusto del suo esistere, per amore del suo vivere, per la meraviglia e l'incanto del perfetto.