venerdì 24 dicembre 2010

Fluidità di anime

Vorrei non lavare il volto, vorrei che quegli odori, quell'essenza di te, rimanessero sulla mia pelle, incastrati nei miei tessuti.
Negli occhi c'è l'immagine di te, che si presenta in qualunque direzione io guardi.
Ho temuto, e ancora temo.
Ho creduto che la corda ci avesse lasciato ai due rispettivi capi, che più nulla ci rendesse complici, senza quelle intese che avevano contraddistinto il nostro Noi. Ho lottato per affermarmi all'interno e al di fuori. Mi sono appropriata di un taschino per diventare normalità, aggrappandomi con forza al mio sentire.
Il freddo è stato il mio compagno di questi tempi. La paura del non ritrovarsi, di aver interrotto quel dialogo che solo due anime complici riescono a tradurre,mi ha assillato.
Pensieri contrastanti come il volersi e il respingersi. Affinità difficilmente reperibile negli esseri comuni.
Ad un tratto le mani si intrecciano. L'orologio ricomincia ad inseguire i secondi, ed io mi abbandono completamente alla tua stretta amorosa. Non vedo nulla, nessuna parete, nessun pensiero, nulla mi distrae da te. Siamo fusi, mischiati, fluidità di anime che rapprendono in una formina umana . Il calore sale da dentro e scalda tutto.
Ho avvertito la tua presenza, l'ho stretta a me con ogni forza.
Abbiamo scritto un nuovo calendario, con un nostro Natale. Ho ricevuto i tuoi auguri, i tuoi baci, le tue carezze, gli sguardi. Ho assistito al tremolio degli occhi e alla lucidità della pelle. Mi hai chiamata Amore, e di questo mi sono riempita.
Nel mio io, il senso di te non si è mai assopito, e la mente ti appartiene. Faccio palline di emozioni e le colleziono nella scatola di cui tu possiedi la chiave.
Assaporo quanto sublimi siano le sensazioni. Quanto tu sia unico in ogni gesto.
E' prezioso ed inestimabile il tempo trascorso insieme e lo fotografo per riguardarlo ogni volta che ne ho voglia, che ne ho bisogno. Ripercorro la perfezione dei momenti, degli incastri, i sapori dolci e salati nostri amici e nemici; Faccio un sospiro, e ritorno al giorno che è, il tuo odore è ancora qui, mentre tu, tu, dentro ci sei sempre stato.

mercoledì 15 dicembre 2010

Chicco di Caffè

Mi assale un freddo che tutto gela e arresta.
Tremo e assaporo gocce gelate su labbra viola.
Ogni movimento è ingessato, e il sangue non scorre, è fermo.
Cambio sguardo, cambio occhi, utilizzo le due luci come fossero lanterne girevoli.
Posiziono i miei 49 kg in quell'angolo scaldato dal sole.
Osservo l'azzurro, il verde e le pareti.
Studio i dettagli della persona, e volo con i pensieri.
Incarnato come un biscotto dalla perfetta cottura.
Alta sagoma e morbido rifugio.
Calamita di emozioni e bersaglio di passioni.
Indumenti che svolazzono : venti fermi ma uragani di battiti.
Come fossi un chicco di caffè. Un seme diviso in due parti, ma dall'anima unica.
Avverto la fragranza e mi lascio inebriare.
Macchia e non rilassa.
Sazia e riempie.


Respiro Rotto

Scalata alle parole, e corsa ad ostacoli su destriero zoppo.
Attendo due periodi che esprimano attenzione e pensieri, ma li ricopre il silenzio e li colora il fumo.
Mi si comprime il cuore a tal punto, da sentire il sapore del sangue in bocca.
Tutto nel mio interno si restinge, si rimpicciolisce, rendendo impossibile il respiro.
Respiro rotto.
Gola stretta da mani invisibili.
Occhi coperti da bende metalliche.
La dura realtà affonda i sentimenti galleggianti.
Trovare riparo dentro le proprie braccia aperte e non rompersi le ossa in uno scontro a musi duri.
Colloqui fra coniugi incollati e ricuciti, e orecchie assorte.
Merito della delusione o della consapevolezza, oggi mi è estraneo quel "tutto e il suo contrario", non spero negli attimi rubati e negli occhi languidi.
Il poco che pesava quintali e che da tempo non si sente più.
Quotidiano negato, gesti infranti e parole rotte.Troppo nero a ricoprire e sporadici dettagli rossi.Potrebbe riaccendersi con poco, o forse no.
La frana del sentimento di sabbia.
Applausi finti e spettatrice solitaria; sullo schermo immagini ferme, e colori sbiaditi a raccontare di tempi non nostri.Faccia a faccia, il concetto di noi, dichiarazione di consapevolezza, e la non reazione.Scorgere, indagare le mie lanterne per concludere con un parere favorevole e nemmeno un appello. Nella mente la corrente è saltata, e tutto dentro è intossicato.Non vi è tolleranza per chi è ferito, e lo si invita alla vergogna.Non serve più l'impegno per piacere, il dettaglio per stupire, no, ora torna la natura.
Soffoco le mie arterie e faccio penitenza.

lunedì 13 dicembre 2010

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quando il mondo concentra i suoi pensieri verso te, ma per te il mondo è rappresentato da quell'unico pensiero mancante, quello che non raggiunge il tuo cuore, in quel momento ti accorgi di quanto male faccia la consapevolezza di non esistere.

lunedì 6 dicembre 2010

Tango maledetto

Mi ritrovo sul capo quella neve che raggela fuori e dentro, corpo e pensieri.
Nella lontananza cerco il segnale del mio esistere, e nella vicinanza ritrovo la mancanza dell'essere.
Graffio la mia scatola per lasciar spazio alla sensazione di pienezza.
Accarezzo la mia mano per confortare le pelli.
Nel susseguirsi di fiocchi bianchi, un alternarsi di pensieri neri, microfoni che trasformano soavi corde in voci metalliche, fredde e consapevoli.
Attendo che dai fori vengan fuori le note zuccherine, che semplificano senza complicazioni.
Cerco nei caratteri un calore che è paradossale ritrovare, ma che scalda più di una brace.
Trovo il modo di inventarmi senza camice da scienziato.
Alzo il volto e attendo ancora fiocchi candidi e lingue calde, mentre La mancanza e la passione danzano il loro tango maledetto sulle note della nostalgia.

mercoledì 24 novembre 2010

Problema

Ho un problema : mi manchi.
Gli occhi sfondati di ieri oggi sono pieni ed arrossati; pronti ad esplodere in singulto di parole mute.
Maschera di porcellana sul mio viso tirato.
Durezza insostenibile, e questa volta pesantezza dell'essere.
Facciamo bene all'altro noi e del male al primo di noi.
Le vecchie sensazioni che di te mi resero ancella, oggi si trasformano, si tramutano, imponendomi di esiliare, ed impedendomi di intervenire sulla parte malata dell'interno.
Scorrere o cessare di essere.
Vorrei mischiarmi, vorrei perdermi e trovare le risposte a questo vuoto.
Non comprendo dove sei; Non capisco dove il mio comandante ti ha riposto.
Con il mio dentro te e viceversa, potrei scoprirlo, potrei vederlo, ma occhi ciechi non vedono, non possono farlo, e allora interrogo il mio comandante e in silenzio mischio solo le mie due, senza la sostanza di te, ma la sola illusione di me.

giovedì 18 novembre 2010

Tutto senza verso

Se ascolto con attenzione, sento un leggero vocìo.
Se guardo con attenzione, vedo la ricerca.
Se alzo la mano, tocco il sublime che luccica a tratti.
Tu, cassiere dei sentimenti, rilasci buoni non cumulabili per momenti di leggera follia.
La mia amata follia, presenzia saltuarimente per non disturbare.
Romantica infelicità che nella persuasione di sé, ricerca sfogo per lasciarsi andare al di là dello spazio.
Non mi atteggio e ne risente l'abitudine.
Non attacco e non minaccio la fortezza di cartone.
Le parole, la lancia, ciò che esse esprimono che riguarda altra umanoide raccontando di vite vere, per qualcuno momenti dolci, per altri no, la punta di zucchero avvelenato,ecco il loro significato.
Funambolo a tratti pagliaccio, ma bicicletta che non muta la sua natura.
Certezze, dove siete?
Tutto senza verso, tranne te, che hai verso nel senso di me.


mercoledì 17 novembre 2010

Granelli di sentimento rotto

Occhi perfettamente muti.
Ovatta ripiegata all'interno di orecchie già sorde.
Fiamma bassa che, all'improvviso, giunge ad altezza insolita.
Mi ritrovo il disincanto fra le mani, e prendo al lazo granelli di sentimento rotto.
Fortezza di cartone e lancia a custodire, dalla punta di zucchero avvelenato.
Condotta da umanoide e fermezza non invidiata da Amilcare.
Il cerchio si stringe e strangola gole secche.
Non si crede, non si vede. Si assiste solo al tramonto dei sensi e dei tremori.
Esserci, essere stato.
Coniugazioni di tempi non grammaticali, e unione di corde per intrecci stonati.
Sorrisi stampati su volti seriosi.
Braccia aperte agli incastri di sempre e di mai.
Nostalgia del non esistito e mani dentro fori grandi il doppio del proprio sé.
Vizi senza inganni e soddisfazione nel deliziare.
Sprazzi di paradossale piacere, e cuori spinti da battiti fermi.





venerdì 12 novembre 2010

Esalazione di Me

Orfana di braccia a stringermi , ricerca di calore essenziale e puntualmente negato.
Sento i miei Occhi sfondati e avverto passaggio aperto a polvere tempestosa.
Affetto grezzo, mascherato da lavorato.
Addomestico i sentimenti e sguinzaglio la delusione.
I tessuti diventano molli, e le cellule piano piano muoiono.
Cancrena del senso e del suo reale esistere.
Impongo al mio stesso occuparsi di dare spazio al resto.
Mi faccio carico di altre ispirazioni e confondo i mazzi per non trovare l'asso.
Respiro a fondo per riempirmi dell'odore, ma odore non c'è, sento esalazione di me.
Bersaglio centrato e coltelli impazziti a tagliare l'aria.
Il Non detto rimane da solo per Sindrome claustrale.
Andata sconnessa e ritorno non avvenuto.
Paesaggi a riempire i miei occhi sbiaditi, e fermo immagine a raccontare.
Le ore si inseguono non giungendo mai al centro, e il corpo resiste a quel freddo tagliente.
Soli e lune ad alternarsi, senza incontro fra le osse e lontano da ogni anima.
Slego i fiocchi e guardo i segni sulle mani.
Nastri lunghi, e colori indefiniti.

mercoledì 10 novembre 2010

Con le mani tocco il senso

Pensiero interrotto.
Intenzioni diaboliche, ispirazione divina.
I fili conducenti, alternano corse isteriche a fermate improvvise.
Nello spazio fra il pensiero vivo e quello moribondo, tanta nebbia e poco vapore.
Riflessioni accartocciate e idee come fossero gomitoli di spine.
Se è sospeso, riprenderà appena pronto, e nel frattempo non potrà disturbare , solleticare.
Se è amputato, non continuerà a fare male ancora a lungo.
Se è ostruito, uno più forte lo sbloccherà.
Se è spezzato, potrebbe ricrescere.
Ma se fosse esanime, se fo sse e sa ni me........allora non ci sarebbero alternative al suo stato.
Diversità che, puntuale alle ventiquattro, rafforza sè, confermando e smentendo con impressionate regolarità.
Scarabocchio irregorale, e incisione chirurgica.
Con le mani tocco il senso, con la mente vedo la direzione, e con il piccolo cuscino palpitante segno il tempo e le sue stonature.
Semi sparsi ed erbette ad affacciarsi, volti velenigeni, e spruzzi d'aria a profumare.

martedì 9 novembre 2010

Brandelli svolazzanti

Saltello dall'ultima me fino alla prima, alla ricerca della me seppellita dai macigni ma ancora sanguinante e dolorante.
Sfrego fino a sbriciolare il più granitico degli scudi.
Il rumore nella testa intralcia il mio operato; baraonda senza tregua, assistenza ai pensieri creduti remoti, e adesso rivalutati.
Piedi uniti verso un balzo distante e luogo sperduto.
Ho scalciato e fatto spazio, illudendomi di possedere nuova manifattura.
Ho respirato nel profondo per entrare nell'abisso del mio interno e pescare sabbia umida.
Luoghi deserti, protaganisti dileguati.
Orme impresse ma nessuna arsura ad abracciarle.
Intimo azzannato, e brandelli svolazzanti.
L'eclissi della tua persona e il bagliore del ricordo, fenomeni naturali ma di una natura non appartenente alla propria indole.
Acconsento senza contenere e accolgo senza ricevere.
Riconosco la mia verità e mano nella mano, iniziamo a camminare.
Giunta alla prima di me, trovo l'alcova cosi come ricordavo, identifico clessidre e perfezione e mi accuccio nell'angolo meno freddo in attesa che gli scudi mi nascondano.

venerdì 5 novembre 2010

Solo con sè

Scorro con velocità quelle parole che cadono dentro me come fitta tempesta di chiodi.
Lettere agganciate che, una dietro l'altra rilasciano essenza di terrore dal gusto aspro e cattivo.
Ricerco con forza la lucidità perduta, e mi dedico all'obbligo che ho di far quadrare il conto.
Non solo elucubrazioni mentali, ma disperata ricerca di soluzioni, di materassi d'emergenza per cadute improvvise, e salvataggi vitali.
D'un tratto lo spirito reagisce occupando il suo spazio e obbligandomi a trovare la combinazione decisiva.
Inquietudine, spavento,ansia, timore, orrore.
Sprofondo dentro me,dissipando ogni ragione d'essere.
Crolla tutto dentro al pensiero del tuo inabissarti.
Ti osservo nella mia mente scrutando tra le virgole.
Avverto la forza del male dell'essere, ti vedo fuori e dentro te, e non posso che attendere.
Mi sento radice cancerogena del tuo interno.
Il tuo malanno si è aggravato per la tua necessità di vita.
Ho peggiorato la confusione e rovinato l'esistenza del mio perfetto.
Nel tuo groviglio i pensieri saranno rivolti ad altro, e le preoccupazioni non coincideranno esattamente con le mie; la necessità adesso è ripulire il sangue malato.
Seguirò Le circostanze che sono certa mi accompagneranno gentilmente verso l'uscita.
L'ospedale è operativo. Devi solo decidere in quale reparto andare.
La visita si effettua senza alcun costume da super eroe, nudi con se stessi. Solo con sè.

martedì 2 novembre 2010

Rimpasto di Farine

Sono una pianta rampicante, e tu il supporto sul quale mi appoggio per giungere all'inizio di te.
Partenza dal fondo e bandierina piazzata all'arrivo.
Alterno Momenti bui ad attimi luminosi, occhi ciechi ad occhi abbagliati da visioni idilliache.
Un sorriso consumato per il troppo uso, e mani calde a sfregare l'organo come fosse una lampada magica.
Ragnatela di morbida pelle, e spugna sanguigna a percepire i sapori del mio interno.
Sussulti e tremori del corpo in compagnia del suo custode.
Arresto di ogni movimento, e balzo repentino all'interno del tuo opposto.
I gemelli della carne impegnati in affannosa corsa su pista che frana se i passi sono lenti.
Il divino godimento si nasconde nell'intento, e la paura scende a compromessi per sentirsi ancora viva.
Forza e riempimento di vasi ancora non del tutto colmi. Rimpasto di farine di anime per prodotti non da panificatore, ma da brace emotiva, sentimenti caldi, e temperature perfette.
Non c'è posto per interrogazioni. Non c'è spazio per interrogativi. Si fa largo al solo esserci, per il gusto del suo esistere, per amore del suo vivere, per la meraviglia e l'incanto del perfetto.



lunedì 18 ottobre 2010

vado dove mi porta il cuore

Nessuna frase avrebbe potuto rendere meglio; del resto, è il cuore che conduce, lui che per mano ti accompagna lungo le sue vie. Tempo fa, raccontavo del mio cuore che se ne andava in giro. Oggi ascolto del tuo che ti trasporta. Storie di cuori, storie di eroi.

lunedì 11 ottobre 2010

Farò Tesoro

La storia con te, ha seguito i tempi e le evoluzioni di altre epoche.
Con te, ho scoperto che l'involucro per quanto bello possa essere, è nullo senza il suo contenuto.
Ho scoperchiato la parte del tenero luccicante ed orgogliosa l'ho esposta.
Il vivere, mi ha rivelato che stare abbracciati per quaranta minuti, rigenera le cellule del prorpio interno, più di ogni altro approccio.
Ho imparato che stare insieme ogni giorno, fa crescere, ed io, ogni giorno, ho segnato sul muro col matitone blu, il mio crescere in altezza.
Ho capito che la mia assoluta libertà, negli anni non mi ha reso felice, e che invece era necesario mettere un tronco in mezzo, arginare, di avere qualcuno che dicesse, fino a qui si può andare, si può fare, oltre no.
Felice di non essere vista come bellina da collezione, fiera del riscatto dell'anima che pesa più del guscio.
Ho appreso che un "Cuore che batte in un mucchio di sabbia" si sforza il doppio.
Ho afferrato momenti sprovvisti di macchina del tempo, ho cucito uno ad uno i fili per formare la coperta sotto la quale nascondersi dal vero.
Le farfalle si sono poggiate su castagne caramellate, e la bicicletta di marzapane ha pedalato sulla corda del noi, sostando a tratti, e riprendendo spinta da vento buono.
Ma non è tutto.
Ho appreso di essere ammaliatrice di sensi, e di giocare con la precarietà della carne, dei vizi.
Accusata di attenermi a prassi e regole,ai clichè da me esplicitamente detestati e di ignorare le difficoltà, i viaggi ed i tremori altrui, basando tutta quanta la diagnosi, sulla cartella clinica del Cambiamento; affascinata dalla complessità della mistura e disinteressata alla causa del groviglio.
Bollata di egoismo. Incapace di vedere oltre le parole dette, inabile nel comprendere i fatti cattivi mossi da intenzioni buone. Indifferente alle urla dello straziante sdoppiamento ed ingrata partoriente della definizione di Mostro, di Orco.
Bè, nella battaglia delle proprie convinzioni, dove ognuno possiede un bastimento carico di proprie certezze e concetti disgregati,è arduo stabilire fra i due schieramente quale non commetta errori.
In mancanza di strategie, si pensa alla propria sopravvivenza, con l'intento di rafforzare e non ditruggere.
Ma quando la tua anima si sente ripudiata, e dai suoi colori ripulita, è facile delegare alla parola il proprio disagio.
Irriconoscibile come un volto tumefatto, stenti ad identificare ed accoppiare le parole udite alla bocca che le pronuncia. Smarrita nella strada costruita per mettere distanza, ed estranea a quella freddezza.
Non più tanto convinta del cambio di pelle, e più propensa ad un momento di adeguamento, faccio mio il concetto del Funambolo, circa l'essere anche altro, e lo tramuto decretando che lui è solo altro.
Io non mi ripulisco, non acceco e non dimentico ciò che in me ha fatto radici. Non trasformo drappi di seta in stracci cenciosi, ed esecrare non rientra fra i programmi del mio interno.
Ritengo di aver vissuto seppure non vivendo, e di aver nuotato in acque oggi alte, e domani basse.
Col dubbio di aver navigato, ripenso ai miei momenti, e di quello farò tesoro.




giovedì 7 ottobre 2010

La distanza costruita

Attesa del quarto numero primo. E non per la teoria dei numeri.
Desiderio di rievocare, con la forza dell'oggi e senza i dubbi di ieri.
Pensare di trovare lo stesso fremito nei tuoi occhi, e leggervi invece solo indifferenza.
Non so quale parola, quale pensiero avrei voluto mi regalassi.
Trascorrerà come gli altri anche questo giorno, e come gli altri non tornerà.
Mi verrà negata l'aria fino al completo soffocamento, e sbatterò la coda come un pesce appena pescato e tenuto in secchio.
Volevo mettere a posto, senza spostare nulla.
E non mi sento . E non sento. Avverto l'ostilità mista a sfida, e mi resta da guardare una sagoma di spalle in lontananza.
Non accettata. Non voluta. Non apprezzata per il bello, e pesata solo per il brutto.
Niente spazio per me.
Nessun pensiero zuccherino a farmi compagnia.
Non troverò nulla. E vedo la distanza aumentare. La distanza costruita da te.

07 che scivola in 08 (ricordo prezioso di una notte di ottobre) REMAKE DI UN POST DATATO 2009

"07 Novembre 2009.Ricordo perfettamente l'ansia di un mese fa.Ricordo il cotrasto fortissimo, fra voglia e paura, gioia ed ansia.Ricordo la tua espressione, la canna, il tragitto in macchina, le argomentazioni; ma quello che ricordo ancora meglio, è la notte del 07 che scivola nel giorno dopo. Quelle ore,ore magiche, intense. Raccontate già, ma che ogni volta ,lasciano addosso una polvere zuccherina.Ieri ci siamo mischiati l'uno dentro l'altro. Quanti discorsi, contraddizioni,voglie e piaceri, rabbia e doveri.Eravamo vicini ieri. Ore impiegate a parlare, scavare, ripetere come stanno le cose per convincerci che è così.Quasi come quella notte. In modo diverso sì, ma con la stessa intensità.Mi tornano alla mente Il lenzuolo, il vino, le carezze, i milioni di baci, e poi le tue attenzioni infinite, la colazione, la ricerca di certezze.Chissà se oggi hai avuto modo di pensare per un attimo.Chissà se c'è stato uno spazio libero.Io l'ho chiuso in cassaforte questo ricordo. Mentre te...sei chiuso dentro me."

mercoledì 29 settembre 2010

Fast Food ? Slow Food

Mi aggrappo agli ultimi centimetri di quei pregiati nastri di seta, perchè il resto, nei giorni lo hai raccolto, tirato su, raggomitolato. Con tutta la forza, assorbo il sentimento che dai pori salta fuori. Mi nutro di baci rubati, e mi accontento di essere ladra.
Rubo a te, che sei il mio pozzo delle meraviglie, sei gemma preziosa, sei ancora più raro del tesoro del leprechaun alla fine dell'arcobaleno.
I tuoi freni ti rendono forte, spavaldo.
Ordino coccole come fossero pietanze, e all'affermazione "non è un Fast Food" rido a tutto denti.

Ma è al tuo " Slow Food", che mi inchino con entusiasmo.

Sembriamo due matti.
Parole infinite, attimi infiniti.
Energia che sale, mare che prende e braccia arrese al più forte dei venti: quello provocato dal nostro mischiarci.
Mi manchi M.A.M, e mi manchi dentro ogni spazio.






martedì 28 settembre 2010

L'ultimo degli IO

Le persone sono il peso che noi gli attribuiamo. I sentimenti mitizzano ed innalzano il valore di queste. Vedi con occhi socchiusi, creano attorno agli esseri, un contorno doppio. Ma quello non è il reale peso. E' il solo che noi gli attribuiamo, con bilancino di precisione, tariamo ogni centimetro di contorno, aumentandone cosi il peso finale.
Poi, la natura salta fuori contorno. Il vero si mischia con il verosimile. La delusione vince su entrambi.
Delusione, perchè quel contorno, che tu, da solo ti crei, con occhi non più obiettivi, annebbia la verità. Delusione che ci autoprocuriamo, perchè quegli occhi annebbiati, hanno guardato un essere inesistente, frutto della loro miopia.
Quando nulla comincia a giungere, quel contorno pian piano si affievolisce, fino a che, occhi lucidi, aperti e vedenti, non lo scorgeranno più, e daranno spazio al vero ed unico contorno.
Se guardare non è come vedere, e se due occhi servono per guardare doppio, mi chiedo cosa vedo e cosa guardo, cosa raddoppio e cosa ignoro, cosa è contorno e cosa è sagoma, figura, profilo;
Chiedere o domandare, eccellenza dell'essere contro convenzione dozzinale.
Essere il primo di sè, essendo l'ultimo degli Io.

domenica 26 settembre 2010

Credo

Quello strambo amico desidera che io guardi in faccia il mio vuoto.
Mette entrambi nella stessa area, e aspetta che noi, come marionette, ci muoviamo con i suoi comandi. Lui tira i fili, lui muta le scene.
Attimi veloci per scorgere occhi coperti da specchi. Intensità e amaro che appesantisce.
E' come se qualcuno volesse ricordare l'uno all'altro.
E' come se nella reale abitudine, quando pensi alle tue faccende, qualcuno volesse ricordarti che c'è dell'altro.
Credo sia troppo facile riempirsi coi sogni usati. Credo sia male comune vivere nell'idea degli altri, nello stampo creato per noi, ma non a nostra misura. Credo che le persone, abbiano il peso che noi gli diamo, l'importanza che noi, dentro gli attribuiamo.
Credo che non si possa appendere l'anima al chiodo.
Credo che non si possa stirare l'interno per appiattire lo spessore dato dall'Io che cresce.
Credo anche che tornare indietro sia opportunità concessa agli inabili.
Credo che sapere accettare la propria mutazione, voglia significare pulirsi dalla placenta.
Credo che occorra mezzo kilo di coraggio per uscire dai clichè.
Credo di essere spenta dal suo vento.
Credo di non avere avuto la mia chance, il mio tempo.
Credo la mia possibilità sia stata dimezzata con un morso.
Credo che tu ci sia, che sia dentrofuorisoprasottodilatoetuttointorno a me, ma sò che io resto tre lettere vaganti.
Credo sia tutto ingiusto.
Credo io mi sia amata da sola.
Credo di non avere mai avuto.
Credo.

martedì 21 settembre 2010

Spalle al Muro

L'indice sulle labbra impedisce al verbo di venire fuori.
Come bestie sotterranee, scavano canali che dall'alto raggiungono le viscere del suo interno.
Spazi ridotti per passaggi indiretti di flussi aggressivi e detriti galleggianti.
Si confessano a te i due occhi appena scoperti, si lasciano andare ad apparenti silenzi, imponenti e dal forte odore di andato.
Anime di questo tempo bloccate nella tua clessidra, tarata a tua immagine e capovolta prima del suo finire.
Da sottile sabbia a massi insostenibili.
Da vetro sottile, a contenitore infrangibile.
L'istinto spinge verso braccia conserte
Il bisogno diviene negazione di sè.
Non spero più. Non confido nelle buone stelle cinte da nastri di seta.
Le stelle sono rimaste nude, infreddolite dai ricordi che non riscaldono.
Non torna il viaggiatore con la sabbia attaccata sulle labbra.
Non si volta, prosegue a ritmo veloce il suo percorso apparentemente naturale.
Lo chiamo a labbra serrate. Urlo senza voce, ed il braccio teso rimane così fino a quando il ghiaccio non gli si poggia sopra, costringendolo a piegarsi per il notevole peso.
Ora le braccia sono lungo i fianchi, e la bocca non si sente neanche dentro.
Ora sei dentro il tuo buco nero. Senza uscita di sicurezza nè luce di emergenza.
Devi imparare a convivere con il tuo vuoto, dentro il tuo buco, e allargare gli occhi per proseguire lungo la tua sola parete, con le spalle al muro.








giovedì 16 settembre 2010

Lanterne Spente :
E' l'attimo in cui la tua corda cede. E'il momento in cui le tue mani cercano l'appiglio che non c'è; E'il giorno in cui le tue lanterne rimaranno spente.

Addio Spirito Ribelle

E' come se ti avessero sparecchiato la tavola mentre mangiavi.
Via stoviglie, via bevande, via il tovagliato, e tu sollevi il piatto con entrambe le mani come per proteggerlo dalla razzìa, mentre quell'altra mano porta via tutto. Solo che mentre lo stai custodendo con i palmi all'insù ed il piatto poggiato sopra, la mano porta via anche quello. E resti seduta a tavola da sola, senza nulla davanti, senza compagnia, e senza il tuo piatto preferito, quello che poco prima stavi gustando e che avevi preparato con cura e attenzione, e mangiavi lentamente, per farlo finire il più tardi possibile per sentire ogni ingrediente, ogni retrogusto latente.
Ospitata da una sedia troppo grande per le tue dimensioni oramai ridotte, e con lo stomaco chiuso per il disagio, la tristezza e l'immensa delusione, guardi quella tavola spoglia di ogni ornamento, priva di tutta la sua bellezza e ti concentri su quel costernato ripiano di legno scuro.
Tutto quello che c'è scorre dalla mente agli occhi, dagli occhi al cuore.
Non sei questo, non sei quello, non sarai, non vorrei, non è corretto, non è reale, non è da me.
Io penso, io dico, io voglio, io ho bisogno, io dispongo,io preparo, io penso, io categorizzo, io io io.
Quell'inchino è stato brutale quanto una caduta libera.
Ti alzi dalla seggiola e cammini verso la stanza buia, saluti con la mano e dici addio a spirito ribelle.

mercoledì 15 settembre 2010


Silenzio.
Non batte.

lunedì 13 settembre 2010

Nel buio del mio Interno

Guardare sotto il senso. Inseguire le immagini in lontananza ed inventarsi un peso doppio pur di trattenerle.
Ho lasciato che quell'aria mi trascinasse con se, senza direzione, senza meta.
Ho lasciato che quella stessa aria mi desse tregua da se e mi adagiasse su morbido riparo.
A distanza dalla terra ferma,osservo tutto dall'alto, spostandomi a seconda della volontà del mio capitano Vento.
Il fruscio che tutta questa aria vorticosa produce, mi disorienta, e nel mio viaggio tutto è effimero,tranne la spinta. Quella ne è motore potente.
Elevata dai comuni, mi ritrovo circondata da anima smarrita.
Vaga fra le nuvole,gira attorno al sole,ed insegue il suo docente di vita.
Rifiuto categorico del compiuto.
Ciclo Concluso, cessato, completato. Ciclo ammazzato.
Scambiato per Concupiscenza, travestito di egoismo, e colorato di egocentrismo.
Sangue bollente e carne congelata.
Denti stretti per mascelle serrate da chiodi rotti.
Occhi cuciti e orecchie sorde.
Unghie sporche e residui di pelle a testimonianza del forte aggrapparsi.
Sgorga il pianto del vuoto profondo.
Canale colmo di liquido infiammabile.
Abituata ai salti nel vuoto ma non alla tempesta nel suo senso contrario.
Respiro con difficoltà e muovo le mani senza alcuna grazia nel buio del mio interno.
















venerdì 10 settembre 2010

Tieniti alla mia mano



Sento Intonare di "un vento che tira...che taglia il respiro.....", concretizzo le sensazioni donatemi dall'alba.

Con una rotazione sofferente verso sinistra, mi perdo nella luce di questo sole che si diverte a giocare a nascondino. Fuori vedo luci. e dentro te, foriero di pioggia. Nuvole randagie, minacciano il nostro sereno celeste.

Tutto si incastra a conferma delle tue paure.

E tu, così, ti perdi.

Aggrappati a te, tieniti forte.

Tieniti alla mia mano.

A volte può servire saperlo.

A volte basta che sei vicino, a volte basta che ci sei. Ma a volte no.

mercoledì 8 settembre 2010

Quel Fiore Rosso, Fra Mille Gialli.

Nei miei pensieri, mi considero come un cucchiaino, pronto a cogliere tutta la tua polpa.
Mi vedo altissima e con spalle larghe, e tu, piccino senza indumenti.
Pesco in un ghiacciaio con una bacchetta sottile ma resistente.
Nel mio secchiello placcato di vita, raccolgo il risultato di lunga attesa.
Al mio fianco, passeggero silenzioso accompagna la mia fermata.
Raduno i miei attrezzi, percorro la passatoia e lancio in caduta libera su distesa abbagliante di sale.
Le parole si inceppano su meccanismi spartani.
Precedenza al facilmente dicibile.
All'improvviso, disorientamento e perdita di equilibrio.
Luce gialla su pensieri neri.
Imeneo fra anime alla ricerca del loro cucitore, e nocciolina di filo avvolta nel suo verso contrario.
Squadra di dieci lunghi soldatini pronti ad unirsi in barriera ed ospitare le morbide altrui carezze.
Vorrei riuscire a condurre l'immobile veicolo nel tuo intervallo di pace.
Accorro a bere aria liquida ed innietto coraggio nelle sottili arterie svuotate.
Il vento mi spettina, ma tu mi proteggi.
Afferro ogni sospiro che da me non proviene e mi allineo al suo ritmo per non perderne il segno.
Al di là di un vetro rincorrersi di leggere ombre, bianche alla nascita, e ingrigite a chiazze per l'inaspettato ricevuto.
Fuori dal mondo si susseguono giorni dispari ed incontri fra sapori di artisti.
Ammirare con mani pregne e raccogliere con occhi carichi.
Germogli di amori nell'apprenza acerbi, e mani a proteggere quel fiore Rosso, fra mille gialli.


martedì 31 agosto 2010

Cristalliera Abbagliante

E' giunto a me, quel messaggio trasportato dalle acque cobalto, quelle correnti libere e meravigliose del nascondiglio.
Una bottiglia di un vetro lucente, e nessun accenno di rottura a raccontarne il viaggio.
Missiva di speranza, ricerca di coraggio in un lancio di cristalliera abbagliante.
Dischiudo con cautela. Mani tremanti miste a impazienza.
Si accentua il calore, ma non è il sole.
Si affanna il respiro.
Si gonfiano gli occhi, e la bocca rimane socchiusa per nutrirsi lentamente di aria gratuita.
Il tappo lascia libero il passaggio e quel pensiero scritto su tessuto cencioso abbandona la sua dimora.
Mi interrogo sul contenuto ma non raggiro i tempi. Aspetto.
Come fosse il fiore più delicato, riservo attenzioni e dolci movimenti a quel drappo pregno di domande e verità.
A contatto con la mano, come sabbia fra le mani, il drappo si dissolve trasformandosi in farfalla.
Vola, danzandomi attorno per tre volte, lascia alle spalle una scia profumata, e si poggia sulla valigia aperta, liberata dai coriandoli, e pronta a custodirla. Di nuovo.








sabato 28 agosto 2010

Nell'Aria come i coriandoli

E' nel momento stesso in cui l'attimo trascorre, che lo rimpiango.
Non è olio che scivola.
E' vera materia che rimane.
Rievoco i tuoi odori. Le tue espressioni.
Conto le pelli cambiate. Mutate nella consistenza e nei colori.
Mi appallottolo con la testa contro il divano, per una introspezione veloce, fra me, io, e quelle dannatissime parole che hanno bisogno che qualcuno soffi sotto per salire in superficie.
Rivedo ad occhi chiusi il momento della valigia.
Io e te, nello stesso posto, vivevamo e guardavamo lo stesso momento.
Quanta vita in quei tre minuti di sonoro. Aria profumata di te. Una valigia, come 4 mura. Quattro farfalle dure a morire,e poi una esplosione di luccichini. Ed io Nell'aria come i coriandoli, avrei voluto librare altissimo per poggiarmi indisturbata sul tuo viso.
Mi vibrano i sensi ogni volta, come fossi senza protezione, a carne sanguinante e viva.
Chiacchericcio noioso ma indispensabile.
Discussioni e attrezzi per gli scavi.
Mi rivedo dai tuoi occhi. Mi ritrovo incoerente ed instabile. Disegnata all'angolo. Bocca chiusa, e urlo silenzioso, che solo tu riesci ad udire.
Tu ascolti il grido senza voce. Privo di tono, ma che risulta assordante.
Poi, arriva il momento in cui, ti guardi dai miei occhi.
Ti dipingi come le mie paure, i miei dubbi, le mie delusioni ti hanno descritto.
Ti guardi, ma non ti ritrovi in quelle vesti.
Risultano enormi e difettose. Vesti non a misura.
I pensieri mormorano. Mi sussurrano, ed io non ascolto, perchè è quel complicato Te che desidero, è l'infinito che rappresenti che mi porta lontano con la mente, e non voglio rinunciare al mio immenso.
Istinto da Panthera Leo, il tuo piacere nella mia bocca, e sussulti sempre nuovi ed irripetibili.
Amo perdermi nei tuoi occhi quando sono languidi.

Amo il tuo tocco, e il peso del tuo corpo.
Amo il divenire di due, Una.
Inumidirmi di te, senza perdersi un attimo.
La magia del difficile che diviene possibile.


























lunedì 23 agosto 2010

Amata con Amore

Silenzio.

Tempo fermo.

Tempi morti.

Cuore immobile.

Stomaco tacito.

Attività mentale frenetica.

Inquietudine e ricerca di segnali.

Bagno in un mare di tristezza, onde di paura e schiuma di delusione.

Dubbi sul reale vissuto.

Certezze sul non vissuto.

Un cartello capovolto con su scritto "torno subito", visibile ma illeggibile.

Lui, l'uomo che ti ha fatto scoprire la poesia dell'animo, è svanito.

Ti ha lasciata in un cantuccio buio.

Ha dimenticato di accendere la luce.

Un tondino bianco accerta l'esistenza.

Ma il vuoto, tira giù, trascina in fondo. Mastico la sabbia e gioco a costruire stelle.

Ma i nastri di seta dove sono finiti?

Chi ha raccolto le castagne, e spostato la bicicletta?

Credo di non essere stata amata con Amore.

Mi convinco che sia Surrogato di prima Lettera, Forse solo centellinato per non sprecarne, o forse poco usato per non abituarmi ad avere ciò che non può appartenermi.

Cambio di vento, e occhi negli occhi.
Il cuore ricomincia a battere nello stomaco.
Il nero, che era esteso all'interno, ora è ricoperto dal rubino acceso.
Disgelo, distesa di pelle ricamata con aghi arrotondati che male non fanno.
Sorridono i corpi, sollazzano le anime, le menti si scontrano,i pensieri vanno e vengono.
Evoluzioni su spazi ridotti, che all'occorrenza divengono alti ed infiniti.
Lampi di realtà e tuoni rumorosi; una sedia, e un piede che scivola dalla corda.
Il momento spezzato. Il viso scuro.
Il calore dei sensi e dell'interno acceso, ripara, e le note ricominciano a suonare.
Aggettivi possessivi, che non sanno di grammatica.
Le palpebre si chiudono, e alla loro riapertura, rendono nitida la visuale, e il pensiero vira, direzione : Amata con Amore.








venerdì 13 agosto 2010

Ti ho portato lì

Il vento mi sposta.
Trascina lontano, e avvolge la mente pesante.
Oggi il numero è il mio, ma la giornata non è la mia.
Senza un apparente senso, è lì che il vento mi ferma, dove oggi vorresti trovarti tu. Accanto ai tuoi amici, al ricordo, alla madre e al padre di chi ha cambiato spazio.
Immobile, mi perdo fra quei visi sudati. Nell'angolo che mi ripara, assisto con i battiti a zero.
Sono certa che il tuo pensiero oggi, sia in mezzo a queste facce accaldate, che attendono di dare quel nome a quella strada.
Sono certa che questo numero oggi ti pesi come un macigno. Come l'essere lontano da questi luoghi.
Quello strano vento che mi ha condotto fin quì, ha accompagnato il te che è dentro me, per vedere con i miei occhi, quello che avresti voluto vedere con i tuoi; e allora sgrano bene gli occhi, lascio via aperta alle emozioni e alle immagini ed assorbo ogni minima essenza.
Ti ho portato lì.
Ti ho portato dentro me.

martedì 3 agosto 2010

Riflesso

Rotazione completa. 1/4 a sinistra, 3/4 a destra.
Ora freddo polare. Ora caldo africano.

Attesa ed illusorio benessere.
Asciugo il tuo singulto, come fosse il mio naturale. Seguo il percorso tracciato dalle lacrime, ed è lì, che si agganciano le mie traditrici.
Assorbo quel bagnato per catturarne la preziosa essenza e custodirla nella mia pelle.
Ascolto silenziosa il racconto di un pasticcio, del male dell'essere.
Medaglia al valore, per colei che ha messo le ali alla mente e voleva insegnarle a volare.
La pelle tira e sembra si laceri, in realtà ad ogni taglio, corrisponde una doppia cucitura.
Vorrei saperti dare il meglio di me. Il bello di me.
Vorrei riuscissi anche tu a farlo.
Mi riempie sapere di essere il tuo specchio, di sentirti Vero con me, di riuscire a raccontare la tua verità senza tinta di fondo.
Mastico con prudenza parole taglienti, raggruppo immagini e accartoccio sensazioni.
Mi chiedo se è possibile ridere e scherzare con l'inchiostro nel cuore.
Mi chiedo se è possibile condurre normalmente come nulla fosse.
Assicuri per vivere, confermi per camminare, e vivi le tue scelte.









lunedì 2 agosto 2010

Real Movie

Trambusto.
Preparazione, Disposizione.
Count Down.
La scelta delle Settimane e giorni.
Stabilire da quando la corda dovrà essere raccolta, e fino a quando non verrà percorsa.
Allucinazioni
Sento bussare alla porta del mio interno, la paura prende a morsi il fiato, e il corpo non asseconda i comandi.
Saltello a piedi uniti lungo il corridoio già tracciato.
I Pensieri complici, le intese immediate.
L'entusiamo del popolo non può essere il mio.
Un venerdì di acqua e sentimento. Corpi mischiati e anime intrecciate.
Superga,l'orologio hip hop, carpisa,la gita ad Avola....divertimento e mezze risate amare.
Io mi impegno a conservare i profumi il più possibile, mi faccio avvolgere da loro, mentre tu, lo lavi via. Devi liberartene velocemente.
Una telefonata, e siamo davanti ad uno scaffale.
Eclatante normalità dal sapore speciale.
Occhi in lontananza, e strada divorata.
Ore trascorrono come cortometaggi.
Ti vedo, si ferma il tempo, l'immagine. Mi imbatto nel vero.
Non vorrei vederlo, e mi ritrovo a farlo.
Spettatrice involontaria.
Svanisce la magia ed ogni bagliore.
Testa galleggiante e petto gonfio di aria calda.











martedì 27 luglio 2010

Ti Trovo

Hai dato voce, aria e consistenza, a tutto quel nero che ti stava inondando.
Hai esaminato le parole a disposizione, per trovare quelle più chiare e meno affilate. Hai raccontato di un mondo capovolto da sorreggere.
Percentuali, nomi, titoli,e interrogativi come boomerang.
Testa bassa, lanterne in lontananza,mani fra i capelli e verbo continuo, vagante e pungente. Minuti infiniti,schermo nitido. Ragioni che si schiaffeggiano senza rivolgersi neanche uno sguardo. Comprendere ma non voler capire. Capire senza riuscire ad accettare veramente.
Perdersi e ritrovarsi nello stesso istante. Avvertire la presenza dell'altro e poi non fiutarla più. Sentirsi come quella sabbia a cui spesso ti paragoni, e vedersi scivolare fra le tue di mani, fra le pieghe e le aperture.
Sentirsi piccola, leggera, poco consistente, sentirsi fardello di piombo,inutile e fastidiosa presenza. Sentirsi impotente.
Credere che la fine sia giunta. Stomaco cavalcante. Un bacio ed una porta chiusa.
Luce che risveglia, e pensiero mai sopito. Paura di trovarti, voglia di trovarti.
Occhi consumati a furia di cercarti. Si spengono le luci, ed ognuno di quei racconti cantati, parla di noi.
Una cena riservata nel mio interno, l'albergo, accendo la tv e trovo quel piccoletto, il nome è lo stesso, ma lui era il principe dei Mostri, mentre tu sei il Re del palpitante.
Mi addormento per incontrarti nel delirio.
La giornata trascorre in tua costante compagnia.
Ti rivedo nello spazio consentito,e avverto le mie pareti. Il bisogno si è accumulato ed è alto, molto alto.
Oggi ti guardo,ti scruto, mi insinuo silente. Ti trovo.
Oggi ti trovo.
Faccio inchini al ritrovato,cercando tutte le sensazioni gustative, ma percependo che la lingua si impegna ad assaporare, ma un occhio è rimasto pirata.

domenica 18 luglio 2010

Se Amore non E'

Non riesco a contenere, a placare quella sensazione di caldo bollente che sale dal fondo di me.
Non riesco a trattenere parole, delusione, e agitazione. Non occorrono i fuochi.
Non riesco a staccare la mente. Un pensiero unico, si trascina per tutto il giorno, per tutti i giorni, lasciando segni del suo passaggio, e adoperandosi per continuare così.
Alternanza di forti emozioni, di parole che rimbombano nella testa come voci in una stanza vuota.
Le paure hanno assunto forma e ora sono le certezze che non volevo.
Come quando spingi il morbido all'interno e aspetti che questo esca fuori, che riprenda la forma originaria, così adesso è il mio stomaco, tutto risucchiato all'interno.
Ho atteso gli attimi e vissuto di questi; ho trattenuto il respiro per soffiare forte insieme.
Ho amato intensamente. Ora il Cuore è paralizzato, e l'adrenalina azzerata.
Accertato di non essere fuoco che travolge. Affermato che Amore non è. Sentenza da accettare, e ricorso negato.
Il buco si è allargato, ed è colmo di risposte.
Nodi sciolti, mani umide e amara tristezza. Oggi sono la protagonista di me, e ascolto il canto lamentoso.
Interrogo la mente giocando con dita nervose, ripercorro gesti e parole sostenendo il mio concetto di te, e sospirando pesantemente quando la mente risponde che se Amore non E', qualcosa sarà.

martedì 13 luglio 2010

Ruotare

Incriminata di delirio.
Denuncia aperta contro vivaci e brillanti aperture.
Sentenza letta e annunciata critica.
Quel telecomando che parla, si è guadagnato tutta la mia ira; rappresentante di materia forte e per niente evanescenente.
Percorro la strada dissestata, parlo con i miei mille, e abito nel mio stomaco.
I sistemi non sono a me cari, tantomeno le abitudini.
Nella bolla, la serratura è in miele, e all'interno lo spazio è immenso se non la abito da sola.
Mi faccio trovare nel punto esatto.
Salgo veloce su pareti bagnate da acque profumate. Stringo forte e non mollo la presa.
Ho aggiunto due conchiglie ed ho capovolto l'ampollina. Accanto, il carillon del circo, un nastro, e la nostra colonna musicale.
Ora abbaso le luci, e dormo senza il mondo accanto, consapevole che fra qualche ora, gli ruoterò intorno.




sabato 3 luglio 2010

Il Quinto di Sette

E' guardantoti con tutta l'attenzione possibile che prendo coscienza di quanta strada abbiano percorso i sentimenti. Il mio vangelo dice che La consapevolezza, è il primo passo verso la felicità. Oggi, ho La consapevolezza di aver costruito fra mille dubbi e difficoltà, resistenze e malumori, il nostro piccolo mondo speciale.
Stringo fiocchi insidiosi, e nodi larghi un pollice.
Disquisire sul senso del Noi, con luce puntata sulla giusta causa, sui tempi e sulla forza della sabbia. Sensazione che il colore sia il verde con foglie caduche e non il rosso del Re delle gemme.
Aggiungo fogli al mio album da disegno. Uno in più per ogni quinto di sette; Aggiungo un tratto al mio disegno ogni volta che ti respiro, anche solo di sfuggita. Ogni giorno un tratto, un puntino, una sfumatura. Ogni giorno trascorso insieme, è un tocco d'artista.
Come una fisarmonica, ci sfioriamo, tocchiamo, stringiamo,produciamo suoni dolci, striduli,e poi ci allontaniamo.
Il tempo ci ha tenuto compagnia, e noi a lui, per più di trecento. Stagioni alternate e occhi lucidi.
Quando la ragione mi sorpassa e ride guardando Io rimasto indietro, salta fuori il concetto di MIo.
Mio che non è mio.
Un divano stretto, un riflesso scuro, ombre fra due corpi. Si scontrano le menti mentre i corpi si intrecciano.
Si abbracciano le mani, e si inonda la meraviglia.
Osservo, e comprendo che 1,44 sarà anche piccolo, ma riesce a contenere l'immenso che sei.
Osservo ancora, e comprendo che forse il tasso di gioia comincia a calare, e divento solo causa di malessere.
Forse il vento si fermerà. Forse il cuore rallenterà. Forse Non è facile amarmi.
Forse . Io nel frattempo mi faccio piccola, e ti aspetto lo stesso.




lunedì 21 giugno 2010

Grafema

Ho fissato la mia Anima. Vi ho trovato un grafema. E' il segno lasciato da te, sulla mia creta. Faticoso trovare il modo di incidere, tu, sei riuscito. Hai impresso le tue orme, rendendo tua la intera superficie. Plasmata ad arte, e resa speciale per te. Che sei, impulso e ragione, arsura e gelo, cuscino di piume, distesa di chiodi. Letteratura del cuore, e prontuario dell'anima.
Entusiasmo irresponsabile e cosciente.
La tristezza galoppa verso deserti di morbidi tessuti. La seconda congregazione supera gli effimeri desideri. Confusione e chiarezza sul ring dell'interno.
Faccio a gara con rivali forti e già vincitori. Non c'è gara, non c'è battaglia.
Sarà bene riprendere posto, mettersi dentro, perchè E' come se fuori di qui, non fossimo nella nostra pelle.

mercoledì 9 giugno 2010

Furia Manifesta

Vibra come fosse scossa da vento. Una lingua leggera cosparsa di amari zuccherini.
Nei suoi due globi , ricerca di orizzonti lontani.
Scrutarne il profilo, studiarne il frontale, rispondere alla punteggiatura con sicurezza da manuale.
Furia manifesta per i trascorsi che non sono tuoi, e che tu non potrai raccontare.
Pensieri spinti all'indietro. Magoni mandati giù con violenta precisione.
Volere e non potere, non essere e volersi affermare.
La terza persona singolare, donna, non è sempre la stessa. Si alternano anteriore e presente, vissuto e vivendo, ma tu rimarrai nell'aria e non nella storia.
Rappresentazione lontana di leggerezza momentanea. Calore si alza su menti fredde.
Arrangiare un pasto per assaporare non tanto il suo gusto, quanto il tuo.
Molesti pensieri, e fatti come fossero mosche insistenti.
Ti diranno che il fastidio non è dato da ciò che fu.
Il fastidio è per te, ciò che fu, è stato, è.
Il respiro poi si placa, sabbia si arresta, le difese sono a zero, il mio corpo si abbandona su di te, e la mente si lascia coccolare dall'ondata di benessere che solo tu riesci a darle.






















martedì 8 giugno 2010

La casa del Noi

Simboli alla riscossa, e Le Moire agitate, pronte a giocare con quel mosaico composto da tessere raffiguranti i nostri volti.
Mischia fra circonferenze, nell'apparenza rivali ma nella sostanza prive di punti in comune.
Traiettorie parallele proseguono lungo i loro tragitti, guardandosi negli occhi, ma non incontrandosi.
Il micro si insinua nel grande, rappresenta piuma che ondeggia fra bagliori accesi ad intermittenza.
Prende forma la sensazione.
Trampoli tremano su piani forati.
Necessità che il giorno si fermi a dieci e no a ventiquattro.
Il vero schiaffeggia il verosimile.
Il certo accusa e predomina sull'incerto.
Barricare la luce dentro la casa del Noi, per ossigenarla, e non spegnerla.

mercoledì 2 giugno 2010

Blocco di Marmo

quell'enorme marmo era a sua disposizione. La base avorio, con leggerissime venature rosate, e l'idea di immenso.
Su quell'appoggio,seghe, scalpelli,raspe,gradine e bocciarde; tutti i suoi attrezzi erano a disposizione.
Le mani, tremanti e imprecise, si poggiarono sul marmo; contrasto fra il cioccolato di loro, e il candore della pietra splendente.
Osservava il piano sul quale aveva meticolosamente predisposto gli arnesi. Li spostò uno ad uno, sollevando, guardando, e riponendo.
Bisogna entrare nella pietra senza sbagliare. La pietra è dura, ma facile da scheggiare, servirà delicatezza ed attenzione.
Decise di utilizzare aria compressa, per incidere senza distruggere.
Nella sua mente, quel pesante blocco, aveva già una forma e significato.
Gli stessi arti tremanti che attimi prima fremevano all'idea di rendere reale l'immagine che nella mente aveva del blocco, si arrestarono. Immobile davanti quel lucido masso. Sguardo perso nel mare agitato del proprio interno, e tempo fermo.
I lavori iniziarono dentro sè, ma quel marmo, rimase agli occhi di tutti come grezzo e per niente rifinito, mentre lui dall'interno, scolpì sapientemente fino al cuore della sua pietra. Lo scalpello diamantato lavorò senza tregua, e le mani rimasero ferme.
Si riprese dal torpore, la destra afferrò un drappo rosso e lo adagiò sul brillante.
Nessuno ha mai scoperto cosa ne fece di quel marmo, quale forma diede e dove lo nascose.
Venne trovato solo il drappo rosso, e una ampolla contenente tre gocce di vita,cinque di libertà e sette di piacere.

lunedì 31 maggio 2010

La Scia

Scia lucida da seguire con passo veloce, e nervi saldi.
Ripercorrere la strada che il bagliore lascia alle sue spalle,lasciando che Pagliuzze dorate si fondino su pelli di nuova consistenza.
Numeri alternati si susseguono fino al termine della conta. Pari o dispari, l'incidenza è banale, al traguardo sventolerà un drappo di seta agitato dal forte scirocco.
I muscoli portati allo stremo, scattano al primo fermo.
Le braccia si allungano per stremare le intenzioni, e non le azioni.
Giungere e raggiungere, legare i fili alla scia, e montarvi sopra stringendo intrecci di bagliore come redini potenti.
Azzardi un tuffo in quel buco nero, che richiama il te più debole, con l'iilusione di facile benessere.
Resistere a quella esortazione procura buio nelle menti.
La forza ti accompagna dal giorno dell'inizio, donandoti quella metà che il grande scrittore, vuole concederti solo dietro lo specchio.
Ti completi bambina, facendo di uno il suo doppio.
Riempi quegli spazi della tua sostanza, e ti ami al singolare, con il gusto del plurale.

martedì 18 maggio 2010

Il Nome

Inchiesta sullo scheletro delle intenzioni.
Sostanza ibrida di indefinita meraviglia.
Contrasto acceso fra il ghiaccio caldo mio interno, e il distacco esterno a te naturale.
Falange puntata in alto, e intervento pronto a sviscerare gli strati di morbida e leggera sicurezza.
Nel tuo assolo mostri l'arte di esibirti con le estreme sintonie.
Armatura lucida e spada di zucchero per una battaglia che non conosce violenza ma sferra colpi di indefinibile.
Il vortice che il mio interno produce, spazza le polveri insidiose del temuto per pochi frangenti segnati dal reale.
E ora che i tuoi interrogativi sono stati ascoltati, adesso che la risposta non ti è stata risparmiata puoi dare il nome al tuo smarrimento.
La paura ti mostra poco attenta al suo dolore, ma è inganno che muta i volti e non fatto certo.

lunedì 17 maggio 2010

Ma Almeno Sono Stata

Tolleranza che non mi appartiene, ma che per questo "Noi", diventa mia naturale, primaria e preziosa virtù.
Mi ritaglio spazio in questo cerchio di fuoco che al di là del suo contorno è fiamma viva, e all'interno giaciglio colmo di tepore, che asciuga pelli fredde, non bruciandone i tessuti.
Conosco il mio posto e conto i passi a ritroso. Le conversazioni con me, non hanno mai suggerito gesti azzardati. Mai la mano ha dato ascolto alla volontà del grande Imperatore, quando questi suggeriva per saziare la sua fame, di udire la voce del suo custode.
Il custode è alla ricerca di sè. Non comprende che il vero sè ha avuto sempre dimora all'interno,solo la sua ombra non lo seguiva.
Ed ora che questa si è ricongiunta, lui si vede gemello.
Accettare di esistere è la sua sfida.
Reagire adattandosi, sarebbe come barare con Mr.Rubik.
La tua consistenza non è unione fra granelli, la tua composizione è solida unione fra tangibile e intangibile.
Reagire alle aspettative per dar vita, voce e luce alla tua ombra, sarà il tuo sollievo.
Non sarò Agua, non sarò cura, non sarò la soluzione, non sarò. Ma almeno sono stata.

venerdì 14 maggio 2010

Tremanti Germogli

Sollevare lo sguardo per trovare poco più in alto il gelo dell'inverno che annienta luci deboli e cuori tuonanti.
Vultus dichiara guerra agli ostacoli del lungo tragitto.
Il nero diventa ombra di sè, spezzando i tremanti germogli e rinforzando catene delle scelte che furono, aprendo così scenari sopravvisuti alle intemperie e rinforzati dalla impossibilità di fallimento.
Timorosa del verbo familiare, ondeggio, oscillo e rabbrividisco al pensiero di non essere il centro di te.
Conoscenza del tempo e della superiorità della sua natura; Piaceri che diventano obblighi, obblighi trasformati in pensieri pungenti che catturano menti vaganti nell'essenza dell'animo.
Trasferimento di oscure religioni del cuore, ragioni trasformate in comandamenti, e mani aperte. Il palmo della sinistra è pronto a ricevere, ma all'occorenza volta la sua indole tramutandosi in pugno chiuso.
Le romantiche vene pulsano Amore ai cuori fermi.
Le braccia scattano in movimenti isterici, e la bocca ride, forse fuori c'è il sole.

lunedì 3 maggio 2010

Ponte Tibetano

Ho definito il nostro Amore, "Ponte Tibetano".
Gli ho attribuito l'instabilità e l'insicurezza di quelle tre corde che lo compongono, e ancor più lo contraddistinguono.
Più le funi sono tese, più il ponte è stabile.
Più sono tese, meno preoccupante sarà l'oscillazione.
Ed ecco che tornano le corde ed i percorsi a piedi alternati.
Mi sono accorta dell'impossibilità di nutrire sentimenti che non siano amorevoli nei tuoi confronti.
Ho capito che è facile perdere il controllo, e altrettanto ritrovarlo.
Oggi, soffio forte. Soffio sui miei pensieri per allontanarli.
Pretendo collaborazione da loro, devono ascoltarmi ogni tanto, e stare in silenzio.
Attendo che la rotazione avvenga completamente, ora il mio satellite naturale rallenta, ora si velocizza a ritmi frenetici.


giovedì 29 aprile 2010

Sei. Non è un numero


Il mio cuore che se ne va in giro;
La mia porcellana pregiata;
Le vertigini nello stomaco;
Il direttore d'orchestra dei miei battiti. Sinfonia udibile solo da noi;
Il sacco profondo pieno zeppo di Amore;
La necessità dell'Anima;
Il piacere del corpo.

venerdì 23 aprile 2010

La Caramella

Nel mio volo verso l'alto, il vento ha asciugato il singulto.
L'hai chiamata indifferenza, ma non lo era. Si trattava di chiusura, di abbandono del mio verbo. Rifiuto interno di fatti esterni.
Quando le parole riprendono il normale flusso, comincia l'ansia. Viene fuori parte dei pensieri che le ore hanno maturato scandendone l'intensità.
Ora volo verso l'alto, ora mi lancio dal mio aeromobile glassato di zucchero e colmo di te.
Ho un paracadute eccezionale. La protezione è totale, non servono ginocchiere, paragomiti, e caschetto. Sono avvolta dalla mia forza cangiante ed eclettica.
L'atterraggio è perfetto.
Sorrido pensando a quanto il tempo sia nostro amico e nemico.
Sorrido pensando all'evoluzioni fatte durante il salto, alle figure ed i volteggi.
Mi guardo le mani, continuo a sorridere, perchè adesso ho piedi piantati, mangio la mia caramella, e tu finalmente ci sei.

Lo Scivolo

Potresti provare col lanciarti di testa e tentare di cadere in alto.
Potresti insufflare aria attraverso fauci cucite a dovere.
Potresti deciderti a sollevare con il tuo indice sinistro, quell'enorme peso che ammacca il contenitore.
Potresti credere di essere, pur non essendo.
Riflessioni che improvvisano un girotondo, altalene spinte dai frammenti del pensiero d'origine,e uno scivolo vuoto, lasciato sgombro non a caso; in attesa che braccia forti diano la spinta giusta per scendere e percorrerlo a velocità, con i lunghi fili spettinati dal vento.
Non tentare Atterraggi di fortuna, deve avvenire a piedi uniti,senza perdite di equilibrio.
Non riesco a vederle da fuori,ma so che dentro sono tonde come le preferisci tu, e smarrite, nebbiose.
Forse non favellano,forse danno l'impressione di non presenza, in realtà sono colme, e graffiano come rena in gola.
All'appello risulti sempre, ci sei, pur non essendoci.
Squisitezza dettata da ricordi che sorridono e salutano.

martedì 20 aprile 2010

Il Verbo

Come un mangiafuoco, chiudi le fauci e contieni in te la fiamma ardente che appartiene alla mia essenza.
Nella giostra dei pensieri, piccoli destrieri si innalzano, su e giù, apparentemente disordinati, ma in realtà dritti e in fila.
Mi dispongo, e a farmi compagnia le lucine ad intermittenza del profondo.
Riparo i battenti dell'anima, scrutando l'immagine riflessa nello specchio di cielo, faccino all'insù, liquidi che salgono fino ad espoldere.
Provo a trovare arnesi funzionali e delicati. Dovrei fermare il flusso di emozioni che spazza la fragilità.
Il verbo che le tue corde e l'aria produce, è tagliente. Si insinua nel profondo, illumina lo spazio formatosi, quello aperto, di gocce rubino.
Cura dei dettagli che non mi appartengono. Paura di cadere. Paura di voltarsi e non trovare più quello che mi conteneva.
Appartenenza vera o presunta. Unicità e triste realtà.
Contestazione interna, per poi assaporare amare prelibatezze.
Tuonano le parole che adesso sono schegge fastidiose.
Bersaglio facile, fucile puntato. Il premio non sarà un orso di peluche.
Con la maglia strappata, e la testa dritta, ascolto il mio stomaco, ed ignoro la giostra.
Con Amore, MIA.

mercoledì 7 aprile 2010

In Alto

Con te si sale in alto. Mi dondolo, gustandomela tutta quella magnifica sensazione. Si sale in alto, non proseguendo in avanti, ma sempre più in alto.
Impareggiabile la morsa stretta delle tue braccia.

Impagabili i baci ripetuti a raffica.

mercoledì 24 marzo 2010

Deliranza

Vado a dormire con un pò di amarezza nel cuore. Il mio al momento è un cuore tarlato.

Mi trema l'anima e il corpo che la contiene.

Disegno cerchi con la mente per la sola soddisfazione di poterne chiudere almeno uno con me dentro.

I pensieri corrono e sorpassano a vicenda, ma nessuno troverà parcheggio alla fine della corsa, il loro destino è inseguirsi.

Batto il tempo con le mani, e non tanto per scandirlo, quanto per scaldarmi visto il freddo che mi prende.

Mi chiedo se è giusto non parlare del cielo nero che ho dentro, per preservare l'altrui benessere. Notte Amore mio, questo messaggio diverrà un post.

martedì 23 marzo 2010

Cronaca Di Un Nettare

Il colore è carico. Il suo retrogusto anticipa i fiori appena colti, e profumi di agrumi maturi.
Dal carattere forte, si avverte un leggero miele, e foglie d'arancio.
Wine experience? uhm...anche.
Cronaca di un nettare, per raccontare di Te.
Quel vino segregato nel suo penitenziario. Un tiretto lo contiene e lo detiene. In attesa che arrivi un tempo che non sarà mai suo, si illude di perfezionare la sua struttura in quel ricovero occasionale. Unitamente nell'avversità, due vesti blu profondo. quando il silenzio vanta la sua proprietà loro prendono vita. Brindano alle idee, danzano stretti in un amplesso di anime barcollanti. Il pregiato intreccio di tessuto importante, morbido, lucido e sofisticato, si adegua pienamente al pensiero che fu, al concetto che la piccola corda ebbe del suo artista.
Ad assistere , due occhi sgranati di un fantoccio apparentemente svuotato. Con le luci basse prende vita persino lui, il piccolo robot, si gode lo spettacolo.
La stanza fredda, dimora del tiretto, diviene rettangolo illuminato; l'amanuense non è più tale, ora è morbido giaciglio; il sofà, incontro di batuffoli sui quali poggiare capo e corpi sudati; il telo appeso non separa la vetrina dal mondo esterno, divide le carezze dalle botte di reale tristezza.
La mappa è adagiata sul percorso minato.
La chiave, custodita da un velo impregnato di sogni.
Lo specchio, riflette il volto di chi non conta tra i presenti, volto incastrato e trattenuto nel tempo trascorso, passato e problematico; le sue mani, studiate dall'esterno, rappresentano arti da pensare quando i giorni trascorreranno lontani.
All'alba delle nuove ventiquattro, ognuno prenderà il proprio posto. Tutto in ordine, tutto in riga.

sabato 20 marzo 2010

Ubriaca (....)

Ieri mi parlavi del desiderio di voler abbattere la percezione del tempo e dello spazio. Oggi vi è stato un momento, in cui la gente attorno non esisteva, eravamo io e te. Io, te e i nostri discorsi. Occhi chiaccheroni, sguardi traditori, lanterne illuminate meravigliosamente. Difese annullate. Abbiamo parlato con la libertà che solitamente non ci appartiene. Quotidianità insolita, tempi lunghi sfruttati al massimo.
Ti ho assorbito in questi giorni, ho tentato di prendere il più possibile della tua meravigliosa essenza. E come sempre, faccio mio tutto di te, buonumore e malumore, ansie e allegria, distacco e vicinanza. Ho percepito quel senso di fastidio, rabbia e competizione misto ad ammirazione ed affetto che sono certa tu abbia provato in un determinato momento.
Ho sentito la tua voglia di me, che in realtà è voglia di noi.
Poi le tue domande, una definita "scema", ma che di scemo aveva poco, e di pensato molto.
Ho sperimentato la tua vicinanza, il camminare uno accanto all'altro, ho amato le tue accortezze e le attenzioni.
Un susseguirsi di flùte. Mandavamo giù, e tiravamo fuori le parole ben riposte. L'alcool non si impadroniva di me, ero ubriaca sì, ubriaca di Te.
Le tue mani calde e delicate, hanno stretto le mie e trasmesso la loro forza e passione. Comunichiamo con due dita alle spalle del mondo.
I baci tanto attesi, minuti di conversazione fra corpi tremanti.
Voglio provare a disinserire quel codice di protezione che frena me e limita il tuo studio.
Voglio provare ad annullare il processo immediato di attacco.
Io ci provo.

venerdì 12 marzo 2010

Ingorda di Te

Vorrei tu bevessi quella pozione che concede solo una volta di diventare piccolissimi, e facessi un giro dentro me.
Vorrei tu vivessi quella mia sensazione di vuoto che parte dallo stomaco e sale su per la gola, quando qualcosa non gira. Quando tra noi si inceppa il meccanismo.
Sarebbe utile renderti partecipe di quello che avviene quando la lontanza mentale prende il sopravvento, del blocco immediato della gioia in entrata.
Cominciano ad affollarsi le menti, domande si insinuano lasciando posto a paure identificate.
Basta uno sguardo superficiale per indagare nell'intimo, e sapere che qualcosa non va.
Basta un attimo per ricordare che alla prossima esecuzione, la prima testa a saltare sarà di nuovo la mia
Poi ti muovi, sposti l'aria, e sotto quella sabbia che ricopriva, trovi vittima e carnefice.
Artecife di guai, discussioni, momenti gioiosi.
Ci si sfiora e tutto si accende.
I pensieri giungono all'altro prepotenti e ricchi di Amore.
Ora si rinuncia, ora diviene necessità la certezza che l'altro ci sia.
L'almanacco segnato da un cuore, proprio come fosse il diario di un'adolescente; Tu lo osservi con aria interrogativa, non percependo che quel segno sei tu.
Ignoro il cigolìo, e presto attenzione e mi dedico a te.
Mi avvicino e se non trovo uno spazio, chiedo permesso. Sono ingorda di te, ma non devo abusare, la necessità è proteggerti, e lasciarti decidere il menù.
Io so quanti colori ti compongono. Sò che sei complicato e non illuso, sei come me.
Per saltare nel vuoto, non puoi soffrire di vertigini.
Per saltare nel vuoto, devi usare tutta la tua incoscienza.
Chiudere gli occhi e andare, o rimanere lì guardando giù.

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