martedì 18 ottobre 2011

..Come una scheggia

Dodici mesi come una vita.
Respingo a mani larghe i nuovi tempi, rievoco quel 18 della scorsa annata.
Io, in divisa sportiva, tu come il Fonzie moderno con quel tocco Etrò.
"Devo andare, devo comprare una cosa......." ma cosa , cosa, cosa............."Vado dove mi porta il cuore........".
In quell'area circoscritta fra la porta e lo scrittoio, tra il vero ed il verosimile, fra il reale e l'irreale.
Oggi come tempo fa. Alternanza di giorni con gli stessi nomi, con uguali numeri ma consistenze diverse.
Gocce scendono come in una corsa affannosa lungo la coda del Pavone.
Un forte odore, bestiale, brutale, crudele. Lande deserte, desolate.
Sul palmo uno scrigno saccheggiato. Sul cuore, polvere di stelle.
Stelle che accompagnano come fossero mezzi.
Destinazione riposo, fermate alternate. Pavimenti di cristallo e calzature chiodate.
Il raccolto andato a male, le piogge acide. Occhi sfuggenti, occhi iniettati di sangue.
Al di là di questo schermo una visione, come una scheggia.
Corre veloce quel manto bruno.
Quell'Orso ,lo riconosco. Ganasce sbarrate e bava maleodorante.
Mi guarda e non sosta oltre. Appesantito e ferito, trascina tutto quanto sè verso un morbido giaciglio.
Accanto a lui, una bambina. E' piccola, fragile, e dello stesso colore di Orso.
Si tengono per mano. Lei gli trasferisce la forza, la spinta, l'appiglio alla vita.
Occhi grandi in un viso piccino. Manine minuscole fra pelle e peli.
Fra loro, l'intesa è tangibile, i sentimenti ricambiati.
La Meraviglia dell'innocenza, la forza della sofferenza.
Respiro affannato lui, visino sognante lei.
Brava piccina, sostieni il tuo Orso e Amalo anche per me.

mercoledì 12 ottobre 2011

Torni dentro e corri fuori

Lego nastri ai polsi e lascio che il sangue arresti il suo fluire.
Rare apparizioni di energia. Movimenti lenti, movimenti rallentati.
Nella mente il palcoscenico soregge i ricordi, nella realtà solo spazio a rovine.
Percezione di uno spazio ridotto.
Parole come coriandoli, restano in volo finchè a spingerli è anche solo un alito di vento.
Volare in alto, e atterrare col viso su distese infinite di tarassaco e spine.
Annodo i pensieri e slego le illusioni. Farnetico ed ipotizzo.
Amo e odio.
Urlo al vento il tuo nome, una, dieci, cento volte. Torna indietro solo l'eco e non il nome.
Braccia lunghe vanno incontro alla distanza.
Sfoglio le istruzioni e mi fermo alla regola n. 5.
Dondolo e tremo. Spallucce ed inchino. Rabbia e Attrazione. Severità e dolcezza.
Fumi ed essenze, gelsomini appassiti e pepe sulle labbra.
Percorro un corridoio illuminato, accelero il passo. Mi ritrovo alle tue spalle, ti stringo la mano e conduco.
Vaghiamo in senso unico sparpagliando le tracce.
Acido che scioglie la ghiaccia del cuore per impedimento di quel precesso a favore del contenitore.
Rapporti civili, rapporti estranei.
Nessuna risposta, nessun pensiero.
Negazione dell'esistenza e della sola appartenenza.
Pulizie e cambio stagione. Equilibri in via di stabilizzazione e processi di rinnovamento.
E tu, piccola nel tuo divano, osservi quel tubo nero, tutto storto e pieno di intezioni.
Sorridi al perchè della sua malformazione. Lasci andare il capo indietro, torni dentro, e corri fuori.