mercoledì 29 settembre 2010

Fast Food ? Slow Food

Mi aggrappo agli ultimi centimetri di quei pregiati nastri di seta, perchè il resto, nei giorni lo hai raccolto, tirato su, raggomitolato. Con tutta la forza, assorbo il sentimento che dai pori salta fuori. Mi nutro di baci rubati, e mi accontento di essere ladra.
Rubo a te, che sei il mio pozzo delle meraviglie, sei gemma preziosa, sei ancora più raro del tesoro del leprechaun alla fine dell'arcobaleno.
I tuoi freni ti rendono forte, spavaldo.
Ordino coccole come fossero pietanze, e all'affermazione "non è un Fast Food" rido a tutto denti.

Ma è al tuo " Slow Food", che mi inchino con entusiasmo.

Sembriamo due matti.
Parole infinite, attimi infiniti.
Energia che sale, mare che prende e braccia arrese al più forte dei venti: quello provocato dal nostro mischiarci.
Mi manchi M.A.M, e mi manchi dentro ogni spazio.






martedì 28 settembre 2010

L'ultimo degli IO

Le persone sono il peso che noi gli attribuiamo. I sentimenti mitizzano ed innalzano il valore di queste. Vedi con occhi socchiusi, creano attorno agli esseri, un contorno doppio. Ma quello non è il reale peso. E' il solo che noi gli attribuiamo, con bilancino di precisione, tariamo ogni centimetro di contorno, aumentandone cosi il peso finale.
Poi, la natura salta fuori contorno. Il vero si mischia con il verosimile. La delusione vince su entrambi.
Delusione, perchè quel contorno, che tu, da solo ti crei, con occhi non più obiettivi, annebbia la verità. Delusione che ci autoprocuriamo, perchè quegli occhi annebbiati, hanno guardato un essere inesistente, frutto della loro miopia.
Quando nulla comincia a giungere, quel contorno pian piano si affievolisce, fino a che, occhi lucidi, aperti e vedenti, non lo scorgeranno più, e daranno spazio al vero ed unico contorno.
Se guardare non è come vedere, e se due occhi servono per guardare doppio, mi chiedo cosa vedo e cosa guardo, cosa raddoppio e cosa ignoro, cosa è contorno e cosa è sagoma, figura, profilo;
Chiedere o domandare, eccellenza dell'essere contro convenzione dozzinale.
Essere il primo di sè, essendo l'ultimo degli Io.

domenica 26 settembre 2010

Credo

Quello strambo amico desidera che io guardi in faccia il mio vuoto.
Mette entrambi nella stessa area, e aspetta che noi, come marionette, ci muoviamo con i suoi comandi. Lui tira i fili, lui muta le scene.
Attimi veloci per scorgere occhi coperti da specchi. Intensità e amaro che appesantisce.
E' come se qualcuno volesse ricordare l'uno all'altro.
E' come se nella reale abitudine, quando pensi alle tue faccende, qualcuno volesse ricordarti che c'è dell'altro.
Credo sia troppo facile riempirsi coi sogni usati. Credo sia male comune vivere nell'idea degli altri, nello stampo creato per noi, ma non a nostra misura. Credo che le persone, abbiano il peso che noi gli diamo, l'importanza che noi, dentro gli attribuiamo.
Credo che non si possa appendere l'anima al chiodo.
Credo che non si possa stirare l'interno per appiattire lo spessore dato dall'Io che cresce.
Credo anche che tornare indietro sia opportunità concessa agli inabili.
Credo che sapere accettare la propria mutazione, voglia significare pulirsi dalla placenta.
Credo che occorra mezzo kilo di coraggio per uscire dai clichè.
Credo di essere spenta dal suo vento.
Credo di non avere avuto la mia chance, il mio tempo.
Credo la mia possibilità sia stata dimezzata con un morso.
Credo che tu ci sia, che sia dentrofuorisoprasottodilatoetuttointorno a me, ma sò che io resto tre lettere vaganti.
Credo sia tutto ingiusto.
Credo io mi sia amata da sola.
Credo di non avere mai avuto.
Credo.

martedì 21 settembre 2010

Spalle al Muro

L'indice sulle labbra impedisce al verbo di venire fuori.
Come bestie sotterranee, scavano canali che dall'alto raggiungono le viscere del suo interno.
Spazi ridotti per passaggi indiretti di flussi aggressivi e detriti galleggianti.
Si confessano a te i due occhi appena scoperti, si lasciano andare ad apparenti silenzi, imponenti e dal forte odore di andato.
Anime di questo tempo bloccate nella tua clessidra, tarata a tua immagine e capovolta prima del suo finire.
Da sottile sabbia a massi insostenibili.
Da vetro sottile, a contenitore infrangibile.
L'istinto spinge verso braccia conserte
Il bisogno diviene negazione di sè.
Non spero più. Non confido nelle buone stelle cinte da nastri di seta.
Le stelle sono rimaste nude, infreddolite dai ricordi che non riscaldono.
Non torna il viaggiatore con la sabbia attaccata sulle labbra.
Non si volta, prosegue a ritmo veloce il suo percorso apparentemente naturale.
Lo chiamo a labbra serrate. Urlo senza voce, ed il braccio teso rimane così fino a quando il ghiaccio non gli si poggia sopra, costringendolo a piegarsi per il notevole peso.
Ora le braccia sono lungo i fianchi, e la bocca non si sente neanche dentro.
Ora sei dentro il tuo buco nero. Senza uscita di sicurezza nè luce di emergenza.
Devi imparare a convivere con il tuo vuoto, dentro il tuo buco, e allargare gli occhi per proseguire lungo la tua sola parete, con le spalle al muro.








giovedì 16 settembre 2010

Lanterne Spente :
E' l'attimo in cui la tua corda cede. E'il momento in cui le tue mani cercano l'appiglio che non c'è; E'il giorno in cui le tue lanterne rimaranno spente.

Addio Spirito Ribelle

E' come se ti avessero sparecchiato la tavola mentre mangiavi.
Via stoviglie, via bevande, via il tovagliato, e tu sollevi il piatto con entrambe le mani come per proteggerlo dalla razzìa, mentre quell'altra mano porta via tutto. Solo che mentre lo stai custodendo con i palmi all'insù ed il piatto poggiato sopra, la mano porta via anche quello. E resti seduta a tavola da sola, senza nulla davanti, senza compagnia, e senza il tuo piatto preferito, quello che poco prima stavi gustando e che avevi preparato con cura e attenzione, e mangiavi lentamente, per farlo finire il più tardi possibile per sentire ogni ingrediente, ogni retrogusto latente.
Ospitata da una sedia troppo grande per le tue dimensioni oramai ridotte, e con lo stomaco chiuso per il disagio, la tristezza e l'immensa delusione, guardi quella tavola spoglia di ogni ornamento, priva di tutta la sua bellezza e ti concentri su quel costernato ripiano di legno scuro.
Tutto quello che c'è scorre dalla mente agli occhi, dagli occhi al cuore.
Non sei questo, non sei quello, non sarai, non vorrei, non è corretto, non è reale, non è da me.
Io penso, io dico, io voglio, io ho bisogno, io dispongo,io preparo, io penso, io categorizzo, io io io.
Quell'inchino è stato brutale quanto una caduta libera.
Ti alzi dalla seggiola e cammini verso la stanza buia, saluti con la mano e dici addio a spirito ribelle.

mercoledì 15 settembre 2010


Silenzio.
Non batte.

lunedì 13 settembre 2010

Nel buio del mio Interno

Guardare sotto il senso. Inseguire le immagini in lontananza ed inventarsi un peso doppio pur di trattenerle.
Ho lasciato che quell'aria mi trascinasse con se, senza direzione, senza meta.
Ho lasciato che quella stessa aria mi desse tregua da se e mi adagiasse su morbido riparo.
A distanza dalla terra ferma,osservo tutto dall'alto, spostandomi a seconda della volontà del mio capitano Vento.
Il fruscio che tutta questa aria vorticosa produce, mi disorienta, e nel mio viaggio tutto è effimero,tranne la spinta. Quella ne è motore potente.
Elevata dai comuni, mi ritrovo circondata da anima smarrita.
Vaga fra le nuvole,gira attorno al sole,ed insegue il suo docente di vita.
Rifiuto categorico del compiuto.
Ciclo Concluso, cessato, completato. Ciclo ammazzato.
Scambiato per Concupiscenza, travestito di egoismo, e colorato di egocentrismo.
Sangue bollente e carne congelata.
Denti stretti per mascelle serrate da chiodi rotti.
Occhi cuciti e orecchie sorde.
Unghie sporche e residui di pelle a testimonianza del forte aggrapparsi.
Sgorga il pianto del vuoto profondo.
Canale colmo di liquido infiammabile.
Abituata ai salti nel vuoto ma non alla tempesta nel suo senso contrario.
Respiro con difficoltà e muovo le mani senza alcuna grazia nel buio del mio interno.
















venerdì 10 settembre 2010

Tieniti alla mia mano



Sento Intonare di "un vento che tira...che taglia il respiro.....", concretizzo le sensazioni donatemi dall'alba.

Con una rotazione sofferente verso sinistra, mi perdo nella luce di questo sole che si diverte a giocare a nascondino. Fuori vedo luci. e dentro te, foriero di pioggia. Nuvole randagie, minacciano il nostro sereno celeste.

Tutto si incastra a conferma delle tue paure.

E tu, così, ti perdi.

Aggrappati a te, tieniti forte.

Tieniti alla mia mano.

A volte può servire saperlo.

A volte basta che sei vicino, a volte basta che ci sei. Ma a volte no.

mercoledì 8 settembre 2010

Quel Fiore Rosso, Fra Mille Gialli.

Nei miei pensieri, mi considero come un cucchiaino, pronto a cogliere tutta la tua polpa.
Mi vedo altissima e con spalle larghe, e tu, piccino senza indumenti.
Pesco in un ghiacciaio con una bacchetta sottile ma resistente.
Nel mio secchiello placcato di vita, raccolgo il risultato di lunga attesa.
Al mio fianco, passeggero silenzioso accompagna la mia fermata.
Raduno i miei attrezzi, percorro la passatoia e lancio in caduta libera su distesa abbagliante di sale.
Le parole si inceppano su meccanismi spartani.
Precedenza al facilmente dicibile.
All'improvviso, disorientamento e perdita di equilibrio.
Luce gialla su pensieri neri.
Imeneo fra anime alla ricerca del loro cucitore, e nocciolina di filo avvolta nel suo verso contrario.
Squadra di dieci lunghi soldatini pronti ad unirsi in barriera ed ospitare le morbide altrui carezze.
Vorrei riuscire a condurre l'immobile veicolo nel tuo intervallo di pace.
Accorro a bere aria liquida ed innietto coraggio nelle sottili arterie svuotate.
Il vento mi spettina, ma tu mi proteggi.
Afferro ogni sospiro che da me non proviene e mi allineo al suo ritmo per non perderne il segno.
Al di là di un vetro rincorrersi di leggere ombre, bianche alla nascita, e ingrigite a chiazze per l'inaspettato ricevuto.
Fuori dal mondo si susseguono giorni dispari ed incontri fra sapori di artisti.
Ammirare con mani pregne e raccogliere con occhi carichi.
Germogli di amori nell'apprenza acerbi, e mani a proteggere quel fiore Rosso, fra mille gialli.