venerdì 24 agosto 2012

La Cassetta Degli Attrezzi

Cammino faticando parecchio, il peso spostato sul lato destro del corpo come spinto da raffica impetuosa.
Trascino il peso con entrambe le mani, sovrapponedone una all'atra, stringendo con tutta la forza che le dita riescono a sopportare.
Ha le sembianza di una valigetta. L'esterno è color Pavone, la chiusura è blu scuro, il manico di materiale robusto.
Devo raggiungere il punto più alto, per poi scendere lungo il tunnel nero e giungere al centro.
Piove e tira vento, il baricentro dislocato non aiuta. Nonostante l'aria gelida, la fatica segna il viso disegnandone il contorno con stilla serpeggiante.
Pochi passi ancora, trascino piedi e pensieri, gli arti indolenziti, il fiato corto, ferite lungo le braccia sottili e la pelle rossa.
Eccoci.
La stanchezza non vince sulle attenzioni che riservo alla mia valigetta. La ripongo con cura sul terreno; sgancio con cautela la chiusura, apro piano.
Eccoli.
I miei attrezzi sono tutti presenti, riposti ordinatamente davanti ai miei occhi. Devo solo decidere da quale iniziare.
L'apparenza di una valigetta e la sostanza di una cassetta degli attrezzi, un pronto soccorso.
Eccoti.
Inizio dalle pinze di vetro. Apro delicatamente, con mano ferma tiro fuori quella parte nera.
Continuo tamponando con cotone di zucchero, Soluzione di acqua e violetta per pulire la ferita.
Sostituisco la torcia con una lanterna ed un rubino, tentenno nel richiudere. Filo di seta ed ago d'oro alla mano, chiudo.
Vado avanti e passo allo stomaco. Scorcio brandelli ovunque, tolgo gli eccessi marci, scudo di gomma,sutura.
Salgo alla gola, c'è solo nebbia. Ciotola e frusta alla mano, mischio per bene su fiamma accesa. Ricostruisco le corde con filamenti di caramello.
Giungo agli occhi passando dalla mente. Il percorso è devastato come dopo lo scoppio di una mina. Non ho attrezzi per ricostruire. Come fare, come agire.
Resto immobile, Io contro Io. Me contro Me.
Come risanare da sola, come ricostruire senza forza.
Guardo oltre e vedo il modo, guardo indietro e penso il senso.
Sei tu, che batti dentro me costruendo e devastando.
Inutile combatterti. Ripongo i miei attrezzi e mi sdraio accanto a me.
Ora siamo solo noi, dammi la mano.

martedì 21 agosto 2012

Come le viole

L'impressione è che i solchi non vengano riassorbiti dalla pelle.
La certezza è che la preziosità del mio vagare trasporti i pensieri e non l' Anima; lei rimane immobile nell'apparenza, ondeggia nella realtà.
Appartenenza e valori storici. Abitudine magra, casi eccezionali in carne.
Binari fissati al suolo con viti di vetro, rotaie zuccherine, metallo immobile.
Soffia fumo nero, avviso del suo arrivare.
Passeggeri distratti, attesa suicida.
Lasciare la scena ma non il momento.
Sussurri e sibili, venti notturni caldi, venti diurni gelidi.
Essere come le viole, piccole e intense...biglietto paglierino e tuffo al cuore.
Disperato vuoto al mio interno. Chiedo aiuto al cielo per dimenticare il bello di te.
L'azzurro non risponde , le nuvole non reggono, e gli occhi piangono.