lunedì 8 febbraio 2010

Sul verde

Avvolta dalla morbidezza, nascosta dal buio della camera. Occhi chiusi, e suoni fortissimi penetrano le mie orecchie, il buon Luciano, mi tiene compagnia; nemmeno immagina a quale volume riesce a cantarmela. Faccio avanti e indietro da me. Mi percorro in lungo e largo,vado alla ricerca di risposte, risposte che in realtà conosco benissimo, solo mi impegno a cercare quelle con su il cartello "via d'uscita".
Le lanterne sono spente, sono sprovviste di anima, intento difficile ,ma necessario: per trovare quello che cerco, devo uscire da me. In pratica, un involucro vuoto.
Nel mio percorso ad ostacoli interno, ripasso più volte per le stesse vie.
Se ho la convinzione di non sbagliarmi in quel pensiero, di non aver alterato la mia valutazione, che le certezze sono quelle senza possibilità di cambiamento, allora cosa sto cercando. Perchè mi aggiro nel labirinto.
Se guardo bene,vedo una strada dritta che porta all'uscita del labirinto. Solo che, la guardo ma non la percorro. Non mi interessa. Dò le spalle e torno a girare.
Vorrei ritagliare lo spazio, accomodarmi su quel prato, e aspettare chi corre lontano da me.
Con quella testa fra le mie mani, fermerei i pensieri che la riempiono,per incentrare l'attenzione su di me, che sono apparizione e non realtà.
Sono lampo di piccole luci, che col buio non illumina, si spegne.
Mille foglie di sensori ed emozioni mi compongono. Tavolozze da riempire, scegliendo colori indelebili. Colori che non scivolano con le prime gocce.
Gocce che scendono lungo un tragitto segnato dagli anni vissuti.
Posso donarti il mio coraggio. Potremmo scambiarci i corpi per poche ore, e bere il nettare del profondo, e smetterla di immaginare cosa sia, e cosa siamo. Cosa vorremmo dire, ma poi diciamo in modo camuffato, magari per voler sminuire o solo per convincere tutti i nostri noi della facilità e dell'immediatezza del finire.
Rimango un po su questo prato, aspetto, magari arrivi.

Nessun commento:

Posta un commento