venerdì 13 gennaio 2012

13

Un venerdì; Un tredici; Non a distanza, non distinti, non separati. Appuntamento col destino, con l'ironia del grande vecchio, con corpi tremanti e tamburi battenti.
Giunge dentro la notizia di un incontro. Mi areno,mi impiglio, mi arresto. Gelo dentro tubicini sottili e fiamme in viso.
Dentro si vola e fuori scatta la protezione.
Con la testa china per il peso dei pensieri, e le spalle curve per il tedio e la fatica.
Assenza di sguardi fieri e stile infallibile.
Guardo gli spazi col cangiante dei miei occhi e il profumo del tempo andato.
Nella mente, quella scena è come un film. Visto e rivisto. Stoppato e riavviato. Un fotogramma alla volta, calma e attenzione.
Giunge da lontano quella voce e la risata. Sei li e non puoi muoverti, vincolata e immobile.
Quattro mura come una prigione.
Sbirciare dentro gli occhi dell'altro, lambire una guancia, e stringere quel braccio come per trattenerti, per arrestare il tempo.
Il tuo odore non è il solito, chissà la tua anima.
Agitazione sfacciata per me e per te.
Te e Me.
Vorrei una macchina del tempo, un tempo diverso.
Vorrei stringerti e farmi stringere. Fermarmi a guardarti senza protezione, Farmi guardare senza protezione. Io sfuggo agli sguardi, alle parole, figuriamoci tu.
Resti il mio cuore che se ne va in giro. Lo trasporti a tua insaputa, senza sapere dove portarlo e metterlo;forse dentro un calzino o fra le pieghe della sciarpa.
Pensi di averlo bruciato insieme alle fiamme che ti hanno avvolto. Quelle fiamme maledette.
Invece ha resistito. Batte piano, per non dare fastidio, per non farsi sentire.
Un respiro ogni due dei tuoi. in mezzo al soffio, vibra e non si spegne.
M.A.M.






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