lunedì 20 giugno 2011

Petali sul palmo e occhi annegati

Ho conosciuto chi, forse nella realtà non esiste.
Ho vissuto momenti perfetti con la proiezione di un pavone. illusorio.
Un Orso mascherato da Dandy, con un cuore ed una espressione Magnum.
Io, la tua Meraviglia vesto nella tua mente solo i panni di Grimilde.
Fatico ad abituarmi a questa nuova realtà.
Rievoco quelle braccia, quel cingere, quello scambio di immensità che solo questa unione era riuscita a dar vita.
Anime in comunicazione diretta.
Chiedo collaborazione alle mie mani, e tregua ai miei pensieri.
Non un corpo da calibrare, ma nuova materia da plasmare.
Indossiamo un camice da medico per curare i mali dello spirito e del cuore. Le lacerazioni della carne e i fori immensi nello stomaco.
Rattoppiamo ognuno per sé con fili orditi ad arte per ferite irrimediabili.
Subisco la tirannia del tempo e delle scelte altrui.
Vivo nei ricordi e nella certezza del non esistere.
Non conosco più i pensieri e tiro i dadi auspicando nella faccia giusta.
Dove sono quei sentimenti.
Dove sono quei mari calmi e tempestosi, quella voglia e quello scorrere.
Dove finisce tutta la meraviglia.
Nel nulla. Tutto svanisce dinnanzi al crollo delle certezze.
La paura rende chari i pensieri, e limpidi i desideri.
Non è come sembra, non è come vogliono far credere.
Ma per te la trama è un'altra, e poco contano le parole. Le mie.
Pago i debiti e i conti di tutti.
Impossibile sentire, improbabile credere, e soprattutto incomprensibile.
Sono in fila, attendo il mio turno masticando la sabbia portata dal vento.
Ingiustizie ed inganni che raccontano di fallimenti .
Vago fra spazio e luce che rendono stretti i corpi e ciechi gli sguardi.
Accarezzo ognuna di quelle parole ed il loro riferire.
Conosco le correnti e in esse mi lascio andare. Il vento della malinconia, e la polvere di tristezza.
Un risveglio brusco da una sogno che canta la realtà.
Mi chiedo cosa scorra adesso in quelle vene. Quanto sia stato tramutato in disprezzo e quanto in odio.
Io, guardo da fuori il mio cuore diventato nero per i lividi e le botte, e soffio controvento per superare il freddo proveniente da quel muro.
Petali sul palmo e occhi annegati, tracce di un passaggio di sola andata e mai ritorno.





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