giovedì 19 aprile 2012

Ero Io.

Sento le gambe tremare. Come dopo uno sforzo. Come dopo una corsa infinita. Ma non è stanchezza, è paura.
Sensazione di smarrimento e calore che dal basso ripercorre arti e mente.
Avanza un senso di Te che spazza certezze e tranquillità.
Si insinua nel quotidiano, salta fuori da una matita, da un cassetto, da una musica, da una veranda, da un fiore.
Il desiderio di Te, anche della sola Voce.
Compongo la matricola sotto sembianza ignota.
Ero io, sì, ero io.
Mi affaccio nella mente, e ti vedo aggirarti fra una stanza e l'altra.
Insoddisfazione e perplessità.
Ti rivedo sussurarmi all'orecchio le parole dei nostri poeti, abbracciarci stretti pelle contro pelle, anima sopra anima.
Stagioni avanzarte e tempi mutati. Senza Te, Persiste il vuoto,le ore mutano per inerzia.
Jodorowsky accompagna il sonno,la nostalgia avvolge nel profondo.
Come stai Amore mio, come vive il folle lucido.
Sopravvive il Dandy,e il primo di Te ha fatto ritorno?
Stringo le parole al fiato, raccolgo fumi dentro ampolle infrangibili.
Guardo lo specchio e il riflesso non è il mio.
Il mio interno sta vagado alla ricerca del suo posto.
Il mio interno sta vagando dentro il corpo di un altro.
Il mio interno sta vagando perchè tu lo porti in giro.
Lascialo andare, scegli l'umido tra i rifiuti, ma consegnalo al proprietario.
Sono stanca di questo vuoto, sono stanca di sentire la mancaza di Te e di me.

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