giovedì 28 aprile 2011

Tat Tvam Asi

Il percorso tracciato dall'imposizione della mente e corpo a seguire.
Sopito nell'apparenza e pronto ad esplodere.
Tat Tvam Asi.
Il momento è poco felice.
Risulta paradossale quanto uno stesso evento possa rappresentare gioia e dolore contemporaneamente.

Ho imparato a chiudere i giorni con il buio.
Ho imparato a dare loro scadenza oltre 24.
Ho imparato a tenere dentro solo il bello di un momento, breve o lungo che sia.

Ho tenuto in equilibrio un peso immenso su di una base minuscola.
Ma quello che più mi ha riempito, è stato tirarti fuori da quel maledetto riquadro.
Tu che guardavi dall'interno della tua teca, non partecipe e solo spettatore,
tu che picchiavi la fronte contro il vetro per guardare più da vicino.
Pian piano quella cristalliera si è incrinata, fino a rompersi. Hai sostato al suo interno, non hai messo i piedini fuori, e sei rimasto a disposizione dell'aria che, grazie all'apertura ti girava intorno.
Le farfalle hanno danzato sulle tue spalle.
Poi il Vento si è scontrato con la terra ferma, e tu, come un bambino colpevole del godimento provato, piegato sulle ginocchia hai raccolto ogni frammento di quel vetro rotto, ricomposto e ripristinato.
Hai invocato le tue forze per rimetterlo a misura, fermo un passo alle sue spalle, richiuso dietro lui, rendendo sufficiente la sola aria rimasta intrappolata nella teca.
Frullare gli scenari, mischiare i sentimenti, amalgamare, combinare, emulsionare, fondere.
Con Matrici e determinanti, la soluzione deve venire fuori obbligatoriamente.
Tu fai conti, ed io studio le pozioni.
Calderone su fiamma violenta e miscuglio di ingredienti per dare vita al tempo.
Avvertire e voler vedere. Difficoltà nel percepire cosa ribolle . Volontà di sollervasi la pelle per sbiarciare sotto e denudarne la trama.
La ricerca del mio interno per scoprire se tu batti ancora, se ci sei, se esisti, e se quell'acronimo detiene ancora i due puntini a separare le lettere.
Navigare su carne tremula.
Archeologa senza cassetta degli attrezzi, ossa a sorreggere un tempio senza pilastri, e battiti fermi come il grande vecchio che dentro sè nascondeva un tesoro sommerso dall'acqua.




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