lunedì 18 luglio 2011

Almeno tu, lo sai?

Seduta in riva ad un mare torbido, immergo la mano per pescare uno dei tanti pesci che lo abitano.
Trascorrono nuovi giorni con lo stesso vecchio andamento, con uguale mancanza di equilibrio.
Mi fa rabbia dover stare fuori, provo collera, stizza e sdegno.
Tornano le vecchie confidenti?
Tornano i vecchi progetti.
E' come se tutto riprendesse da dove lo si era lasciato. Ma qualcuno in tutto questo tempo si é preoccupato per me, anche solo per un minuto ? tu, hai mai pensato a me in questi giorni caldi che hanno gelato il sangue e bruciato le pelli?
Si è mai presentata alla porta del tuo io una spiegazione diversa?
E la meraviglia, e i sentimenti? è stato tutto annientato con le parole di disprezzo usate per raccontare?
Sono dell'avviso che una pioggia acida di queste dimensioni, possa riempire le menti fino al tracollo, e che tutto quel liquido non possa tuttavia annegare il sentimento.
Ma forse il "sentimento" era solo una dipendenza mentale, una sopravvalutazione dell'effettivo provare, il divenire di un platonismo sfuggente.
Io non sono stata sentimento sano, bel ricordo; sono stata perdita di equilibrio, fumo in faccia, disorientamento e vergogna.
Nessun affare grande ma un disastro immane.
Rincorro i sogni di qualcun'altro e arresto ladri di tempo.
Conservo cerotti per medicare anime che mai varcheranno la soglia del mio nosocomio.
Rammendo e faccio ordine. Lucido mele vedove e biciclette ossidate.
Ripenso a Marzamemi fatta di Marzapane, e mi scappa un sorriso amaro.
Il mio vecchio amico fato ha un gran lavoro, riscrive con matita bianca su foglio alabastrino e si affanna per non lasciare deluso nessuno.
Io sto male. Fato, almeno tu, lo sai?
Tutti Pronti a giudicare, piedi sul traguardo e sudore al posto delle lacrime.
Il mio singulto è sapido. Le mie mani tremanti e il mio capitano salta un battito ogni due.






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