giovedì 16 settembre 2010

Addio Spirito Ribelle

E' come se ti avessero sparecchiato la tavola mentre mangiavi.
Via stoviglie, via bevande, via il tovagliato, e tu sollevi il piatto con entrambe le mani come per proteggerlo dalla razzìa, mentre quell'altra mano porta via tutto. Solo che mentre lo stai custodendo con i palmi all'insù ed il piatto poggiato sopra, la mano porta via anche quello. E resti seduta a tavola da sola, senza nulla davanti, senza compagnia, e senza il tuo piatto preferito, quello che poco prima stavi gustando e che avevi preparato con cura e attenzione, e mangiavi lentamente, per farlo finire il più tardi possibile per sentire ogni ingrediente, ogni retrogusto latente.
Ospitata da una sedia troppo grande per le tue dimensioni oramai ridotte, e con lo stomaco chiuso per il disagio, la tristezza e l'immensa delusione, guardi quella tavola spoglia di ogni ornamento, priva di tutta la sua bellezza e ti concentri su quel costernato ripiano di legno scuro.
Tutto quello che c'è scorre dalla mente agli occhi, dagli occhi al cuore.
Non sei questo, non sei quello, non sarai, non vorrei, non è corretto, non è reale, non è da me.
Io penso, io dico, io voglio, io ho bisogno, io dispongo,io preparo, io penso, io categorizzo, io io io.
Quell'inchino è stato brutale quanto una caduta libera.
Ti alzi dalla seggiola e cammini verso la stanza buia, saluti con la mano e dici addio a spirito ribelle.

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