martedì 21 settembre 2010

Spalle al Muro

L'indice sulle labbra impedisce al verbo di venire fuori.
Come bestie sotterranee, scavano canali che dall'alto raggiungono le viscere del suo interno.
Spazi ridotti per passaggi indiretti di flussi aggressivi e detriti galleggianti.
Si confessano a te i due occhi appena scoperti, si lasciano andare ad apparenti silenzi, imponenti e dal forte odore di andato.
Anime di questo tempo bloccate nella tua clessidra, tarata a tua immagine e capovolta prima del suo finire.
Da sottile sabbia a massi insostenibili.
Da vetro sottile, a contenitore infrangibile.
L'istinto spinge verso braccia conserte
Il bisogno diviene negazione di sè.
Non spero più. Non confido nelle buone stelle cinte da nastri di seta.
Le stelle sono rimaste nude, infreddolite dai ricordi che non riscaldono.
Non torna il viaggiatore con la sabbia attaccata sulle labbra.
Non si volta, prosegue a ritmo veloce il suo percorso apparentemente naturale.
Lo chiamo a labbra serrate. Urlo senza voce, ed il braccio teso rimane così fino a quando il ghiaccio non gli si poggia sopra, costringendolo a piegarsi per il notevole peso.
Ora le braccia sono lungo i fianchi, e la bocca non si sente neanche dentro.
Ora sei dentro il tuo buco nero. Senza uscita di sicurezza nè luce di emergenza.
Devi imparare a convivere con il tuo vuoto, dentro il tuo buco, e allargare gli occhi per proseguire lungo la tua sola parete, con le spalle al muro.








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