domenica 26 settembre 2010

Credo

Quello strambo amico desidera che io guardi in faccia il mio vuoto.
Mette entrambi nella stessa area, e aspetta che noi, come marionette, ci muoviamo con i suoi comandi. Lui tira i fili, lui muta le scene.
Attimi veloci per scorgere occhi coperti da specchi. Intensità e amaro che appesantisce.
E' come se qualcuno volesse ricordare l'uno all'altro.
E' come se nella reale abitudine, quando pensi alle tue faccende, qualcuno volesse ricordarti che c'è dell'altro.
Credo sia troppo facile riempirsi coi sogni usati. Credo sia male comune vivere nell'idea degli altri, nello stampo creato per noi, ma non a nostra misura. Credo che le persone, abbiano il peso che noi gli diamo, l'importanza che noi, dentro gli attribuiamo.
Credo che non si possa appendere l'anima al chiodo.
Credo che non si possa stirare l'interno per appiattire lo spessore dato dall'Io che cresce.
Credo anche che tornare indietro sia opportunità concessa agli inabili.
Credo che sapere accettare la propria mutazione, voglia significare pulirsi dalla placenta.
Credo che occorra mezzo kilo di coraggio per uscire dai clichè.
Credo di essere spenta dal suo vento.
Credo di non avere avuto la mia chance, il mio tempo.
Credo la mia possibilità sia stata dimezzata con un morso.
Credo che tu ci sia, che sia dentrofuorisoprasottodilatoetuttointorno a me, ma sò che io resto tre lettere vaganti.
Credo sia tutto ingiusto.
Credo io mi sia amata da sola.
Credo di non avere mai avuto.
Credo.

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